Tornano dopo sei anni gli Helium Horse Fly. Ammorbidito in parte il furore noise dei lavori precedenti, i belgi prediligono un approccio più intimista e noir.
Hollowed risulta meno nervoso rispetto al passato: il ritmo ossessivo della traccia di apertura, “Happiness” è debitore del sound industrial tipicamente anni ‘90 che esplode in un finale con tanto di sax e tempi dispari cari a certo math. Più vicino al sound del disco precedente, “In A Deathless Spell” è il brano più lungo del lotto e ha dalla sua chitarre colme di feedback e sfuriate ritmiche. Il cantato di Marie Billy, di algida compostezza, si sposa perfettamente con il liquido nero che creano gli strumenti. Particolarmente efficaci il brano “Algeny” sorretto da una sezione ritmica jazzata di gran gusto (il giro di basso vi si inchioderà in testa per giorni) e “Monochrome”, brano che pare uscito da una colonna sonora di un film surrealista con ottime armonizzazioni vocali e momenti di vuoto seguiti da pienezza sonora davvero devastante.
Hollowed è un disco particolare, che attraversa i generi passando dal post-rock al noise con momenti di intimismo fatto da chitarra acustica e voce senza mai mostrare il fianco a debolezze compositive. Prendevi il giusto tempo e entrate nel cupo mondo degli Helium Horse Fly, non ve ne pentirete.
(Dipole Experiment Records, 2019)
01. Happiness
02. In A Deathless Spell
03. Algeny
04. Progeny
05. Monochrom
06. Shelter