Non che resti molto altro da aggiungere a quanto già detto sull’ultima fatica discografica dei Cripple Bastards – La fine cresce da dentro, uscito come lo scorso Nero in Metastasi per una fra le migliori label estreme al mondo, la Relapse ovviamente – ma noi di GOTR ci tenevamo lo stesso a darvi la prova che non ci fosse sfuggito un album di tale importanza.
Importanza non nel senso che La fine cresce da dentro sia destinato necessariamente ad essere considerato una pietra miliare di chissà cosa o un must have imprescindibile del grind, ma perché è già un monumento nell’atto della sua nascita. Un monumento di caparbietà ai trent’anni di carriera – festeggiati pure con l’uscita di un box che raccoglie la miriade delle loro uscite minori – di una band che non ha mai cessato di trovare valide argomentazioni e che non ha mai ceduto all’indolenza della rassegnazione. Una band, quella astigiana, che, con indefessa attitudine, è salita nell’olimpo della musica estrema ed è diventata una leggenda vivente. Ma prima ancora di questo La fine cresce da dentro è l’ennesima lectio magistralis e i Cripple continuano a spiazzare col loro disinvolto vagabondare da una forma d’odio a un altra, per la prontezza con cui tirano fuori un’idea malvagia dopo l’altra in un’ininterrotta catena di ferocia. Tripartito il minutaggio dei brani. Ci sono i bagliori d’orrore di una manciata di secondi, pugni allo stomaco secchi e traditori. C’è il corposissimo lotto che non oltrepassa i due minuti (lo fa solo con “Non Coinvolto”) e qui i Cripple sono i maestri indiscussi con il loro grind innamorato di hardcore e death, sostenuto da un drumming che fa seriamente impressione, fatto cambi di rotte e di timbri, morse articolate e letali, latrati di terrore e rantoli addolorati, sferzate annichilenti e spietate, asfittiche e dense. Qui, non ci sono cazzi, parliamo di oro. Perché non è solo odio belluino, perché i Cripple sviluppano tensioni drammatiche, esaltate nella sanguinosa tragedia di “Dove entra il coltello”, che vede ospite Zazzo dei Negazione, e, con i nervi scoperti, svelano instancabili ipotesi di percorrenze,spesso incompiute, che certificano puntualmente, con spaventosa disillusione, l’irraggiungibilità di qualsiasi significato. Ci sono poi, tornando a un discorso di forme, un paio di brani di più largo respiro in cui i Cripple mettono in gioco un gusto verso scritture più articolate, atteggiandosi in pose più marmoree ed imponenti, vuoi pure per le iniezioni di metallo scandinavo somministrate ai Friedman Studios da Fredrik Nordström.
Con ridondanza e ritardo, senza voler scoprire l’acqua calda, anche noi possiamo asserire l’obbligatorietà d’ascolto di La fine cresce da dentro.
(Relapse Records, 2018)
1. Suicidio Assistito
2. Non Coinvolto
3. La memoria del dolore
4. Passi nel vuoto
5. Ombra nell’ombra
6. Due metà in un errore
7. Chiusura forzata
8. Dove entra il coltello
9. Crimine contro l’immagine
10. Narcolessia emotiva
11. Nervi in guerra
12. Sguardo neutro
13. Interrato vivo
14. Equilibrio ansiogeno
15. Quali sentieri
16. Decessi per cause sconosciute
17. Recidive
18. Crociati del mare interno