Noi di Grind On The Road ce la siamo un po’ scelta, con questo nome, la condizione di viaggiatori. E infatti buona parte della redazione sarà letteralmente on the road, chi per qualche chilometro e chi per molti, ad affrontare questo insostenibile caldo d’agosto per presenziare al gran galà della scena alternativa italiana, il Frantic Fest. E’ con non poco entusiasmo che affrontiamo la trasferta: ci aspettano varie ore di bus e auto – almeno per il nutrito contingente siciliano, di cui il sottoscritto fa parte – in condizioni di estremo disagio, il che non fa che impreziosire un soggiorno che si preannuncia memorabile. Un po’ come un’allegra scampagnata, in cui però ci sono gli Aborted.
Scherzi a parte, la terza edizione del Frantic Fest è alle porte e non mancheremo, alla fine, di stilare un minuzioso report, come già accaduto lo scorso anno. Stavolta, però, mettiamo giù un paio di idee indicative, una sorta di pre-report, per entrare nel mood della manifestazione e fare mente locale su ciò che ci aspetta.
In generale
Il Frantic Fest si svolge all’interno del Tikitaka Village di Francavilla al Mare, Abruzzo. Trattasi di un curato centro sportivo sito fuori paese, in una zona riservata che incornicia il fest in sé stesso, una sorta di villaggio del metallo. Infatti anche quest’anno, e anzi in maniera ampliata, sarà predisposta una zona camping che ospiterà i più temerari – di cui, manco a dirlo, noi facciamo parte – in un’area limitrofa ai palchi e al bar. Quest’anno l’area campeggio ricoprirà uno spazio nuovo, non usato prima, in ogni caso adiacente alle altre aree – già dallo scorso anno abbiamo notato che contesto è geograficamente piccolo, il che rende il festival e la propria atmosfera piacevolmente a misura d’uomo.
Di grande però c’è il palco, o almeno il Main Stage. I palchi sono infatti due, Main e Small. Questa soluzione permette sia un’impeccabile avvicendarsi delle band, senza un minimo ritardo sulla scaletta, sia di posizionare gli artisti nel luogo più consono alla proposta. Ad esempio, ci sembra piuttosto azzeccata l’idea di porre sullo Small Stage gruppi le cui esibizioni si preannunciano particolarmente emotive, come Messa o Selvans. Il Main Stage dà invece via libera a una botta sonora considerevole e allo svilupparsi di pogo e altre brutali manifestazioni di truce gaudio: lì si esibiranno gli headliner, ma anche, ad esempio, Master Boot Record, Midnight e Game Over. Rispetto alle scorse edizioni, però, lo Small stage sarà meno small, poiché situato in uno spazio in cui prima si trovava l’area camping: metallo su prato, ci piace.
La line-up è, come da regola per il Frantic, eterogenea, e pesca da varie aree di interesse, che vanno dal metal estremo all’hardcore passando per i deserti stoner/sludge/doom, con un’attenzione peculiare per l’underground italiano. Notiamo con piacere che nel 2018 come nel 2019 sia dato anche spazio a generi collaterali al metal, ma che rivestono comunque un ruolo di interesse per il pubblico: era il caso nel neo-folk di Rome e King Dude lo scorso anno, convertito ora con la synthwave di Confrontational e lo schizzato chiptune metal dei già citati Master Boot Record. Andiamo ad analizzare nel dettaglio i nomi coinvolti nel fest.
Giovedì 15 agosto
Se escludiamo il warm-up show di mercoledì 14 agosto, pensato per i campeggiatori e che vedrà alternarsi sul palco i locali Vibratacore e 217 insieme ai pugliesi Zolfo, a rompere il ghiaccio la prima giornata del fest saranno gli argentini Iah con il loro interessante connubio di stoner/doom e post-rock, che stuzzica non poca curiosità. Ma il resto della line-up di questa prima giornata è sensibilmente votato agli alti BPM, così è il turno di Master Boot Record e poi, a ruota, degli Hobos, che con l’ultimo Nell’era dell’apparenza hanno di certo stabilito un proprio ruolo nell’underground tricolore a suon di punk metal sozzo e incazzato.
La parte alta del cartellone si apre con gli Eyehategod: sarebbe superfluo fornire qualsivoglia presentazione ai padrini dello sludge di New Orleans. Dopo di loro i fabbri ferrai Ottone Pesante, strambi alfieri del brass metal e vecchie conoscenze di GOTR che siamo curiosi di rivedere in azione con i brani dell’ultimo, ben riuscito Apocalips.
Dopodiché il delirio: in una posizione sicuramente vantaggiosa in scaletta suoneranno i leggendari Napalm Death, headliner della serata. Sarà la prima volta per noi al cospetto di Barney e soci e prevediamo di uscirne con non pochi lividi, anche perché, dando un occhio alle recenti scalette, pare che non disdegnino affatto incursioni nel materiale della primissima discografia.
Sarà dura resistere a un’intensa ora in presenza di Shane Embury, ma il finale di serata non lascia respiro con una doppietta tutta hardcore a stelle e strisce che suona come il più classico degli All Star Game: Total Chaos e Agnostic Front, East Coast vs. West Coast.
Dopo c’è un DJ a cura de La Peligrosa, chissà se ci arriveremo.
Venerdì 16 agosto
La seconda giornata è decisamente eterogenea e orientata verso sonorità più oscure. Ad aprire le danze i The Haunting Green, duo doom/sludge sperimentale fresco di release dell’ultimo, vorticoso Natural Extinctions. Seguirà a ruota una cinquina di spessore che esplora il black metal nelle sue diverse forme: Saor, Gaerea, Selvans, Midnight e Primordial. Per primi saliranno sul palco gli scozzesi, e siamo curiosi di vedere come riusciranno a trasporre dal vivo le proprie melodie ultramondane e arcaiche (ben condensate nell’ultimo Forgotten Paths) in orario pomeridiano e prevedibilmente assolato. Per i portoghesi Gaerea si tratta della prima esperienza italiana a un anno dall’uscita dell’esordio Unsettling Whispers, che ha fatto girare la testa a tutti gli appassionati di black moderno à la Mgla – che forse tanto Mgla non è, anche se le maschere indossate tradiscono una certa vicinanza estetica. A volto coperto anche i Midnight, ma tutt’altro contesto per il combo di Cleveland: siamo sicuri che il black/thrash perverso e slabbrato di Athenar e soci non farà prigionieri. In mezzo i padroni di casa Selvans, forti di un ambizioso e apprezzatissimo secondo album, Faunalia, che ha portato la proposta della band a un livello di ricercatezza tale da generare una certa aspettativa circa lo show. Dei Primordial, sinceramente, conosciamo poco: ci lasceremo guidare dalle sensazioni di un primo impatto.
Prima della chiusura un’altra gemma tricolore, i Messa, che si sono da poco lasciati alle spalle le esperienze di Desertfest, Hellfest e Roadburn per riportare in centro Italia quello che sarà ricordato come uno degli album doom più influenti della nuova ondata, Feast for Water. Headliner della serata saranno i Voivod, e che dire di una band che macina palchi e dischi a testa bassa dal 1981, precursori e massimi interpreti di tutta una fetta di metal moderno, e nonostante questo spesso posti in secondo piano rispetto a nomi più blasonati. Prevediamo una bella lezione di musica.
A seguire DJ set di Alessandro Coletti.
Sabato 17 agosto
Sarà una faticaccia, lo sappiamo, ma la terza giornata è una vera bomba ad orologeria. In apertura il contingente italiano formato da Sedna – che presenteranno in anteprima il nuovo The Man Behind the Sun, in uscita per Spikerot Records, in un set interamente dedicato all’unico brano che compone la release –, Game Over e Viscera///. Altra vecchia conoscenza della redazione, per i post-metallers cremonesi si tratterà della prima uscita con una formazione a quattro, in seguito al ritorno in formazione di Marcello Bellina, già chitarra in Morkobot e Zolle, nonché degli stessi Viscera/// dal 2008 al 2011.
I metallari più scafati saranno sicuramente in hype per i Phlebotomized, alla loro prima volta in assoluto in Italia. Antesignani del death/doom, gli olandesi sono stati tra le prime band ad incorporare tastiere, violini e synth nel metal estremo, generando un suono assolutamente unico che ha fatto scuola. C’è poi un momento che sa tanto di Obscene Extreme: lo scorso anno è stato appannaggio degli eroici Birdflesh, ora toccheremo nuovi vertici di schifo con i cechi Spasm. Suonano goregrind senza chitarre e si esibiscono così. Non abbiamo altre parole, speriamo solo di abbracciarli forte.
Slot anticipato anche per gli headliner della terza serata, gli Aborted. I belgi stanno suonando praticamente ovunque per presentare l’ultimo, ben riuscito Terrorvision, e sembrano particolarmente gasati di suonare in Italia – pare che conoscano bene il folklore locale grazie al loro bassista, che altri non è che Stefano Franceschini degli Hideous Divinity.
Sarà un salto davvero strano quello tra i deathster e i già citati Confrontational, ma è il bello dei fest di questo tipo. Da parte nostra attendiamo con curiosità l’esibizione del progetto sardo, che propone un’interessante synthwave cantata, notturna e fumosa, nonché molto italiana. Chiuderanno i giochi i Discharge, e cosa aspettarsi da gente che ha forgiato l’hardcore e inventato il d-beat se non un’altra lezione di attitudine, l’ennesima di questo festival. See ya in the pit!