Si è dovuto aspettare quattro anni per un nuovo album dei Torche ma ne è valsa la pena. La band di Miami, ritorna con una nuova appassionante uscita discografica, Admission, secondo album per la Relapse, dopo aver rimaneggiato leggermente la line up. Nunez passa dal basso alla chitarra e il basso viene affidato alle mani di Hernandez dei Wrong.
La cosa funziona benissimo e i Torche mettono a segno un album clamoroso, che non delude le aspettative ed arricchisce ulteriormente il sound e il percorso della band. La brevità di alcune canzoni è ancora una loro caratteristica (“From Here”, “What Was”) come pure quel vezzo contraddittorio e affascinante di evocare e far collidere tra loro esperienze emotive diversissime, straniando e incantando, letteralmente. Penso alla pesantezza di certi riff stoner / sludge ed alla potenza del drumming accostati, con stridore ed efficacia, ad una voce melodica alternative.I chorus sembrano ricordare certe cose dei Life of Agony, altre volte tirano dritti come gli Helmet, altre volte ancora lo stoner e lo sludge si assestano su una specie di grunge che guarda a Soundgarden ed Alice in Chains. Ma c’è spazio pure per trip estatici di psichedelia e nuvole di vapore post-punk e shoegaze. Il vero risultato è sempre quello però di riuscire a far convivere una natura caustica, fracassona e votata al rumore con una scrittura ruffiana e sfacciata, intelligente sicuramente, che ne alleggerisce e facilita la fruizione. Insomma sotto l’abito dell’alternative ai Torche piace comunque picchiare. Unico momento in cui cala un po’ l’attenzione è “Infierno”.
Admission è un album clamoroso, bello, non un nuovo paradigma per la musica ma dalla scrittura ammaliante ed efficace. E questo basta per considerarlo tra le migliori cose uscite quest’anno.
(Relapse Records, 2019)
01. From Here
02. Submission
03. Slide
04. What Was
05. Times Missing
06. Admission
07. Reminder
08. Extremes of Consciousness
09. On the Wire
10. Infierno
11. Changes Come