Certi dischi partono da un suono, altri da un concept, altri da un’idea di base che li attraversa e ne diviene leitmotiv: così si presenta Waves, quarto album della band post-rock strumentale statunitense Pray For Sound. Nel dettaglio, il quartetto di Boston si è posto come obbiettivo quello di realizzare della musica che trasmettesse dei messaggi di positività, speranza, presa a bene diremmo, in contrasto con quanto espresso in genere dal post-rock e, invero, dai lavori precedenti della stessa band, votati ad ampi e rarefatti panorami ambient. Uscito a inizio novembre per A Thousand Arms, Dunk! Records e Post. Recordings, garanzia di qualità e di dedizione alla causa, dunque, Waves si pone come un taglio con il passato e l’inizio di un nuovo corso.
E in effetti l’attacco suggerisce proprio questo: l’ottima “All the Days” riprende a piene mani dal math giocoso dei Totorro e da quello iper-suonato degli And So I Watch You From Afar. Più avanti i toni si distendono progressivamente, fino a raggiungere la quadra in un suono vivace ma controllato, guidato da layer di chitarra e di elettronica (“Waves”), sorretto da una sezione ritmica pulsante (“Spiral”), molto vicino a quanto proposto nelle ultime uscite degli sleepmakeswaves (“Talus”, “Ezra”). Certo, a conti fatti siamo di fronte a qualcosa di già sentito, ma non si può dire che i Nostri non abbiano profuso un grande impegno nella ricerca dei suoni – e in una produzione davvero eccellente – come nella scrittura, sempre efficace. D’altro canto, però, da una presentazione e da un inizio simile ci saremmo aspettati più chiaroscuri, più sorrisi agrodolci, e invece pare che la band si sia adagiata su uno stile sicuro. Senz’altro nelle proprie corde, ma meno audace.
Oltre a questa riserva, da intendere più come obbiettivo raggiunto a metà che come effettiva défaillance, quella dei Pray For Sound di Waves è la definitiva dimostrazione della qualità di una band che sa come maneggiare a proprio piacimento i canoni del genere di appartenenza, costruendo dei brani robusti, facilmente memorabili ma mai troppo standard, non rivoluzionari ma senza cliché. E, quindi, confeziona un’uscita di tutto spessore che i fan di del genere non possono sottovalutare.
(A Thousand Arms, Dunk! Records, Post. Recordings, 2019)
1. All The Days
2. Julia
3. Spiral
4. The Moutain
5. Waves
6. Wren
7. The Canyon
8. Talus
9. Ezra