I norvegesi Sibiir avevano impressionato un paio d’anni fa con loro primo omonimo full length, uscito per l’interessante label Fysisk Format. Ed è sempre con l’intraprendente etichetta norvegese che hanno pubblicato ad ottobre il loro secondo lavoro, Ropes.
Rispetto all’esordio il quintetto norvegese abbandona tutta la sporcizia ed il caos che si trascinava dietro per optare, invece, verso un blackened hardcore molto più elegante ma non per questo qualitativamente inferiore. Anzi, mai come adesso la scrittura dei norvegesi è zelante e solerte nello scandagliare ogni possibilità compositiva e disporre il più piccolo particolare, facendo attenzione a non lasciare nulla fuori posto. Il blackened hardcore, ancora presente ma in una versione più orientata su una commistione tra post-black e post-hardcore, si arricchisce qua di tante suggestioni. La voce, che ricorda Puciato dei Dillinger Escape Plan, si dimena tra rantoli e rare melodie post-metal che intridono di atmosfera brani quali “A Trail of Failed Attempts”, contagiando toni e umori della band. Altrove percepiamo ventate di gelido melodic death scandinavo oppure i muscoli di certo groove. Nel complesso il riffing, pur rimanendo complesso e ricercato e guidando potenti assalti, è meno coriaceo e più ammiccante.
In Ropes l’urgenza belluina dei norvegesi viene costretta e informata entro scritture più ragionate ma sempre efficaci, ognuna a loro modo. La scelta di un sound più patinato invece la approviamo solo a metà, anche se, con ogni probabilità, sarà incisiva nel portare acqua al mulino dei Sibiir e fargli guadagnare ulteriori ascoltatori. In ogni caso Ropes resta un album valido e piacevole, dominato da una fredda rabbia e una lucidità non comuni, meritevole di essere ascoltato.
(Fysisk Format, 2019)
01. Leeches
02. Worlds Apart
03. For the Few
04. A Trail of Failed Attempts
05. Transparent Lives
06. The Silent Repent
07. Blurred Flickering Picture
08. Monoton
09. Old Patterns