MARINA BORODI
Stilare una classifica è sempre difficile, soprattutto se ciò tra cui bisogna scegliere consiste nei dieci “migliori” album del decennio. Per questo motivo tengo a sottolineare che la rassegna di album elencata qui di seguito non è né una classifica né una classifica dei migliori, bensì è un elenco dei miei album preferiti. Con “preferito” intendo tutto ciò che ho divorato di ascolti, che mi ha accompagnato nei tragitti casa-università e università-casa e che, soprattutto, mi ha fatto riflettere e riscoprire ascolto dopo ascolto l’amore per la musica. Se esiste un modo, infatti, per descrivere le emozioni provate durante l’ascolto di questi album, allora esso consiste nella sensazione di avere una fiamma nel proprio corpo che divampa dalla testa ai piedi, similmente alle emozioni che si provano quando ci si sta innamorando. Infine, nella scelta ho privilegiato non solo la qualità musicale e compositiva, ma anche la robustezza narrativa. Sebbene spesso in musica una trama sonora possa avere più spessore di una trama narrativa, un musicista deve sapersi misurare anche con le parole, in quanto portatrici di un messaggio, di una storia.
Raein – “Sulla Linea D’Orizzonte Tra Questa Mia Vita E Quella Di Tutti” (2011)
Questo è uno degli album che ho più consumato, su cui ho versato più lacrime, le cui parole – poesie –sono più incise sulla mia pelle e sui muri della mia camera. Ascoltare i Raein equivale a trovare un rifugio, un porto sicuro in cui riposarsi ed abbandonare lo scudo. Le linee melodiche di chitarra, inoltre, sono come una culla per gli animi stanchi come il mio. Ogni volta un’emozione unica.
Uncle Acid & The Deadbeats – “Blood Lust” (2011)
Ciò che amo di questo album è la sua capacità di trasportarmi negli anni Settanta grazie alla voce magnetica, ai riff impetuosi e alle atmosfere esoteriche. L’attitudine lo-fi e quasi garage di questo gruppo, oltre all’eccellente songwriting, rendono Blood Lust un album degno di far parte della lista dei migliori album del decennio.
Converge – “All We Love We Leave Behind” (2012)
La prima volta che ascoltai questo album rimasi colpita dalla capacità del gruppo di contrapporre muri di suono e velocità a musicalità e ritmicità. Esempi perfetti sono “Traspasses” e “Sadness Comes Home”, due delle canzoni più incazzate che io abbia ascoltato negli ultimi anni. Questo album è il frutto maturo di un incrocio tra hardcore e metal e, sebbene non lo possa superare, è quanto meno un ottimo concorrente di Jane Doe.
My Sleeping Karma – “Soma” (2012)
Sebbene non sia uno degli album generalmente reputati come capolavoro, Soma è un ottimo esempio di musica psychedelic e stoner rock. Amalgama riff slabbrati e sludge con momenti psichedelici e stoner. Quando la vita si fa frenetica, astrarsi dalla realtà rifugiandosi in un tempo “altro” e con altri ritmi è l’ideale.
Marnero – “Il Sopravvissuto” (2013)
Reputo questo album un capolavoro in termini compositivi e lirici. Studiato alla perfezione, sembra che ogni elemento combaci in un difficile e complesso intreccio. Una climax ascendente, un vortice di emozione che si cristallizza in una composizione strumentale eccellente. Ogni ascolto è un colpo al cuore, una rivelazione continua di incastri sonori.
Storm{O} – “Sospesi Nel Vuoto Bruceremo In Un Attimo E Il Cerchio Sarà Chiuso” (2014)
Questo è uno dei primi album che maggiormente ha contribuito al mio avvicinamento al mondo musicale. Gli Storm{O} sono stati uno dei primi gruppi che ho ascoltato live e quello a cui ho assistito era anche uno dei loro primi live. Da allora molte cose sono cambiate, ma una è rimasta costante: il mio amore per questo gruppo è inesauribile e questo album ha una tale potenza espressiva da lacerare l’anima e da lasciare inermi di fronte alle “mura che chiamavamo affettuosamente casa”.
Mgła – “Exercises In Futility” (2015)
Uno dei gruppi che, grazie alla loro esecuzione impeccabile, mi ha avvicinato maggiormente al black metal ed al metal più in generale. La musicalità, l’emotività e la disperazione si amalgamano per dare vita ad un’opera unica ed inimitabile.
Cult Of Luna – “Mariner” (2016)
Evocativo, potente, monumentale… questo album ha segnato una “frattura” nella carriera dei Cult Of Luna, da una parte grazie alla voce di Julie Christmas, così lirica ed emozionante, dall’altra grazie alle pesanti incursioni elettroniche (che negli album precedenti erano ancora un po’ timide). Mariner è un album rivoluzionario per la carriera dei COL, che hanno mostrato la loro temerarietà e desiderio di innovarsi. Infine, Mariner è un album che si fa ascoltare mille volte e mille volte regala emozioni indimenticabili.
Daughters – “You Won’t Get What You Want” (2018)
Illecito non riconoscere l’impatto mediatico di questo gruppo quando, dopo otto anni di assenza, è ritornato con un album feroce e pronto a tagliare a fette il mondo e tutto il marciume insito in esso. Questo album ha fatto discutere di sé e soprattutto è stato capace di superare qualsiasi barriera o confine, arrivando a tutti, grandi e piccini, metallari e non.
Lingua Ignota – “Caligula” (2019)
Folle, emozionante, violento, viscerale, sono solo alcuni degli aggettivi che possono descrivere questo album lacerante. La potenza vocale, emotiva ed evocativa rendono Kristen Kayter una musicista impareggiabile. Caligula amalgama gli stilemi neoclassici al death industrial, l’harsh noise alla lirica; la componente emotiva – tesa tra la sofferenza e la rabbia – rende infine questo album catartico.