Dei padovani Wojtek ci eravamo già occupati sul finire dello scorso anno, in occasione del loro demo d’esordio, uscito autoprodotto. In men che non si dica però il quintetto, instancabile ed evidentemente prolifico ed affamato di strada e live, ha approntato già un nuovo EP, Hymn for the Leftovers, uscito ad aprile per Teschio Dischi e Violence in the Veins e distribuito da Shove.
Hymn for the Leftovers si apre con tre minuti di noise drone disturbante, scosso da urla insensate e belluine e un basso cupo. È un’atmosfera lynchiana, di assurdo e spaventoso nonsense così come la trasformazione repentina di tale nebulosa rumorosa in una canzone, che entra sbilencamente, inaspettata, con foga e impeto. Da qui i Wojtek danno spazio alla loro indole e ci aspetterà un EP audace che manipola il background musicale dei musicisti per sviluppare un carattere autonomo. Dentro c’è molto sludge, ma pure qualche stacco di caotico post-hardcore e mezze catarsi post-metal. Bene la prova della voce coadiuvata dai cori dei due chitarristi (soluzione che funziona benissimo in “Striving”) ed ottimo pure quel senso di terremoto imminente che riescono a trasmettere, l’equilibrio tra un incedere pacato e pachidermico e soluzioni spiazzante, sia per tipo che per la tempistica in cui arrivano.
I Wojtek sono in crescita e Hymn for the Leftovers è una fotografia del loro laboratorio alchemico, un modo di raccontarci il loro lavoro, darcene contezza, coinvolgendoci. La personalità e le idee ci sono, forse a volte vengono sintetizzate con troppa foga, così come la carne al fuoco. Serve giusto più pazienza nel limare ancora di più la scrittura e nel cercare un resa sonora più omogenea. È sicuro però che l’EP funziona, cresce con il numero degli ascolti e ancora una volta lascia intravedere ampi margini di crescita.
(Teschio Dischi, Violence in the Veins, 2020)
01. Honestly
02. Curse
03. Crawling
04. Striving
05. Empty Veins