Quello di Sentient Ruin è un nome che richiama sistematicamente l’estremismo sonoro in ogni sua forma. Laddove qualcuno cerca di spingere al massimo la propria necessità di “andare oltre”, di distruggere i postulati esistenziali di un genere musicale, di guardare negli occhi il presente senza fuggire dalle proprie responsabilità e dalle proprie colpe, potete stare certi che l’etichetta californiana dell’italianissimo Mattia Alagna (cantante degli Abstracter tra le altre cose) non se lo lascerà sfuggire. Qualitativamente, in ambito estremo, il catalogo della Sentient Ruin è uno di quelli che considero al giorno d’oggi più ricchi. Non fa eccezione quindi questo secondo album degli svizzeri Dsknt, il primo con SRL, che giunge a distanza di quattro anni dal debutto autoprodotto che permise loro di farsi conoscere in ambito internazionale.
La Svizzera è da sempre fucina di talento musicale, in ogni ambito. La conferma, laddove ce ne fosse bisogno, arriva con questo interessantissimo “Vacuum γ – Noise Transition”, concept album che si pone come obiettivo quello di spiegare le regole matematiche che governano e definiscono la fisica del Chaos. Impresa apparentemente ardua, vista la tematica, ma tutt’altro che irrealizzabile a quanto abbiamo modo di ascoltare. Il loro è un black/death metal rivisitato e ricontestualizzato, con cui cercano di dare nuova linfa ad un genere che spesso ha visto i suoi interpreti chiudersi in loro stessi finendo per autoriciclarsi. Il manifesto sono dei Dsknt li porta ad un livello decisamente alto, soprattutto a livello di personalità. Pur strizzando sempre l’occhio ai canoni del genere, riescono a slegarsi dai dogmi e a ritagliarsi uno spazio tutto loro in cui spaziare attraverso atmosfere mutevoli ma sempre di assoluto impatto. Dsknt ci spiegano il Chaos e lo fanno prendendoci per mano e portandoci dove il Chaos nasce, cresce ed esplode.
“Vacuum γ – Noise Transition” riesce nel suo intento di distruggere completamente la realtà del nostro quotidiano, la rimodula e ce la ripropone in una veste allucinatoria che ci spinge al di là delle nostre percezioni sensoriali. È un album che non ti permette di respirare, se non alla fine dei quaranta intensissimi minuti di cui si compone. Ti esaspera, ti opprime, ti sfianca. Fa esattamente ciò di cui oggi abbiamo bisogno, e lo fa attraverso sette brani iconoclasticamente ineccepibili. In ogni loro componente. L’aria che si respira è quella di un album che cerca di trasmettere quella malsana sensazione di male incipiente che ci divora da dentro, dissociandoci dalla realtà. Il che, alla fine, visto quello che succede in questi giorni, potrebbe non essere nemmeno una cosa così negativa, anzi.
(Sentient Ruin Laboratories, 2021)
1. Deconvolution J/ψ [Part I]
2. Transition K0 [Part I]
3. Θ-Noise – Phase Shift
4. Transition Ω- [Part II]
5. Deconvolution Ξ*0 [Part II]
6. Spore