An Unexpected Reality è un titolo manifesto. La realtà inaspettata rappresenta allo stesso modo il nuovo EP dei Gatecreeper come pure il nuovo corso che ha intrapreso il mondo intero a causa della terribile pandemia che lo ha messo in ginocchio. Il quintetto dell’Arizona ha in parte sorpreso tutti con questa pubblicazione, facendo emergere molti punti di domanda circa una possibile apertura ad un nuovo sound, o se al contrario si tratti di un semplice divertimento per passare il tempo durante il lockdown. La verità sta un po’ nel mezzo, e in fin dei conti il death metal della band ha sempre contenuto molti degli elementi del presente EP, qui in parte estremizzati introducendo variazioni in diversi aspetti, come la scelta di fare un disco a due facce, una di sette brani ai limiti del grindcore per il minutaggio dai trenta secondi al minuto mentre l’altra con un solo brano lungo oltre dieci minuti.
Si diceva nella premessa di “variazioni” ed in effetti ce ne sono. Le sette tracce, del primo lato della medaglia, sono schegge impazzite incentrate principalmente sul groove delle chitarre di Israel ed Eric votate all’immediatezza imperiosa come nell’assalto terremotante di “Sick of Being Sober” (il suono distruttivo tipico svedese alla Dismember/Entombed è totale) o nelle fucilate hardcore della micidiale “Starved” accoppiata con la sparatissima “Superspreader”. Il death metal viene quindi miscelato all’hardcore inserendo un lavoro di batteria molto più improntato al blast beat (finora nemmeno usato nella loro discografia) e lasciato a briglie sciolte in “Rusted Gold” con i suoi riff marci ed un uso delle vocals molto più vario rispetto al passato. I trenta secondi di “Amputation” mostrano una bella miscela di riff cadenzati e grind per poi lanciarsi nuovamente nel death metal anglo-americano (Obituary e Bolt Thrower in primis) in episodi come “Depraved Not Deprived”. Nulla di particolarmente eclatante finora, né vi è traccia di qualche innovazione che possa far risaltare il combo tra mille altri esponenti del genere, ma tutto sembra funzionare in maniera ottimale dato che ogni brano coinvolge ed è l’ideale per un ascolto spensierato. Di pasta diversa è la finale “Emptiness” dove si prendono molte intuizioni rallentate del precedente Deserted (come pure le parti più di death metal del disco) per renderle ancora più sfibranti trasformandosi in un monolite doom/death metal, contenente però piccole finezze come disgressioni melodiche decisamente gotiche e belle accelerate massicce che rendono il pezzo dinamico e mai noioso. In definitiva c’è tutto ciò che un appassionato sia di metal che di hardcore possa desiderare.
Non sappiamo esattamente a cosa porterà tale esperimento, se sarà un veicolo per sperimentazioni future o un divertimento fine a sé stesso, ma in conclusione la composizione e la perizia tecnica della band sono perfettamente assemblate senza troppe pretese. Un prodotto interessante che non cambierà certo il mondo, eppure invoglia e stuzzica. Non è cosa da sottovalutare!
(Closed Casket Activities, 2021)
1. Starved
2. Sick Of Being Sober
3. Rusted Gold
4. Imposter Syndrome
5. Amputation
6. Depraved Not Deprived
7. Superspreader
8. Emptiness