E’ ancora possibile svecchiare un genere musicale? In pochi ci riescono, eppure assistiamo molte volte a discutibili entusiasmi per gruppi che cavalcano la cresta dell’onda più per l’immagine che per quello che effettivamente suonano. Alcuni potrebbero affermare che tutto è già stato scritto, e per certi versi è anche vero, ma ci sono piccole fiammelle che un giorno potrebbero anche diventare qualcosa di enorme. E’ forse il caso del nuovo progetto musicale chiamato The Sun And The Mirror, ovvero un duo composto dalla violoncellista Sarah Townley e dal polistrumentista Reggie Townley, che si prefigge il difficilissimo obiettivo di creare qualcosa di innovativo e sperimentale basandosi in primis sul doom per poi svilupparlo in qualcosa di più corposo e meno statico. L’album d’esordio qui presente si chiama Dissolution to Salt and Bone.
Sono quattro le tracce che compongono il disco, ma non ci si preoccupi perché la durata è decisamente elevata dato che un paio di brani superano in totale la mezz’ora, permettendo all’ascoltatore di godersi quasi cinquanta minuti di musica. La traccia di apertura, “Interval I”, è una sorta di intro con il violoncello come protagonista che crea un tappeto sonoro sognante grazie al supporto di un’elettronica eterea ed elevando la musica ad un drone ipnotico e minimale. Con “Currents” si arriva al primo monolite di diciassette minuti, rappresentato da un lento crescendo che parte da voci e cori armonici accompagnati da arrangiamenti soffusi ed impalpabili fino alla deflagrante esplosione metallica finale (fin troppo prevedibile). Per creare una forte aspettativa si sfrutta un uso della chitarra molto psichedelico, spasmi noise, tocchi ritmici dosati con il contagocce finché la parte doom nasce e si sviluppa in maniera soffocante fino alla distruzione mentale totale, con il basso e la batteria devoti alla devastazione. Fin qui non ci sono particolari stravolgimenti e la sensazione di già sentito è palpabile. Se il violoncello fosse stato sfruttato meglio anziché confinarlo nell’ombra sarebbe sicuramente risultato più interessante. “Interval II” punta più sull’ambient metafisico e meditativo, che prepara il terreno al secondo ed ultimo monolite chiamato “Katherinella Angustri” e si presenta in una veste molto più angosciante e disturbante, fra sprazzi di rumore ed il lavoro di Sarah sul suo quattro corde che si fa più pachidermico. Il drone/ambient è più consistente ed ovviamente ricompare la parte più dura inglobando anche il post-metal condito da voci slegate disperse nello spazio profondo. Purtroppo anche in questo caso i cliché ci sono tutti, nonostante qualche interessante intuizione sia riscontrabile, però non c’è un particolare che riesca a fare la differenza rispetto alla moltitudine di colleghi in circolazione, e nemmeno una potenza espressiva o una visione abbastanza penetrante che possa far drizzare le orecchie anche a chi non vive solamente di pane e doom. I due musicisti sono sicuramente preparati tecnicamente ed i trip mentali proposti si lasciano anche ascoltare ma è davvero troppo poco per pensare di essere competitivi.
In definitiva, Dissolution to Salt and Bone è un esordio più che buono, ma sulla prova del tempo potrebbe mostrare la corda senza avere nemmeno il tempo di capire cosa stia succedendo. Vedremo cosa riserverà il futuro nei prossimi album targati The Sun and The Mirror.
(Brucia Records, 2021)
1. Interval I
2. Currents
3. Interval II
4. Katherinella Angustri