Valerio Marras giunge al suo quarto album come solista, il primo con la Subsound Records, e lo fa presentandoci un disco che riflette perfettamente quello che è lo stato d’animo prevalente di chiunque abbia a cuore il destino del pianeta. Registrato in Sardegna e mixato da James Plotkin, Albero è un viaggio catartico che ci porta a riconoscere quelli che sono stati i nostri errori del passato, liberandoci da tutti quei conflitti, interiori e non, che hanno determinato la drammatica situazione in cui versa la Terra. Districandosi tra droni e synth ma anche strumenti atipici come mandolino, kalimba e glockenspiel, S A R R A M riesce a mantenere saldo il legame con il precedente album, quel Silenzio che sul finire dello scorso anno vide la luce in uno dei momenti più complicati della nostra storia recente. C’è un continuum ideologico tra gli album che va oltre il fatto di essere frutto della stessa mente, e che trova la sua sublimazione nell’essere inevitabilmente l’uno l’ideale seguito dell’altro. Il fil rouge che li lega è rappresentato dalla consapevolezza che il silenzio evocativo della pandemia, la meditazione inevitabile dell’isolamento, non potevano che sfociare in un grido di dolore legato alla madre terra, al fatto di averla vilipesa in modo irreparabile. Siamo stati costretti a “fermarci”, con la conseguenza che, alienandoci finalmente dall’ipervelocità dell’individualismo sfrenato, abbiamo capito di essere arrivati ad un punto di non ritorno.
Possiamo vederlo come un unico flusso di coscienza, tale è la compenetrazione tra le varie componenti. La suddivisione in brani è quindi solo funzionale all’individuazione dei vari momenti del disco, ma possiamo tranquillamente parlare di un’unica monolitica traccia. Siamo al collasso della civiltà occidentale, in ogni sua forma. Quella legata ai rapporti umani ma anche, come detto, soprattutto quella legata agli ecosistemi. Madre natura si sta riprendendo la scena, a discapito dell’uomo che l’ha per troppo tempo violentata, umiliata e offesa. S A R R A M ci mostra, attraverso sonorità decisamente dissonanti e profonde il nostro percorso di espiazione. Un rituale pagano volto a ripristinare le cose nel loro stato originario. Date le tematiche l’album avrebbe potuto essere molto più apocalittico, ma ci sentiamo di sposare in pieno il mood meditativo, per certi versi evocativo che guarda alla profondità delle tematiche trattate più che alle sonorità.
Un album certamente oscuro, e non poteva essere altrimenti, visto l’oscurantismo che abbiamo avuto noi nei confronti del pianeta. Albero è la colonna sonora di una presa di coscienza che guarda a noi stessi come al “buco nero dell’intelligenza”. Il drone ambient del disco non è mai esasperato e soffocante, ma tende alla riflessione, al nostro coinvolgimento. Le basse frequenze sono modulate per catturare i nostri sensi e portarci nel profondo di un territorio tanto oscuro quanto poi, in seconda battuta quasi rassicurante. S A R R A M ci invita a seguirlo, a scendere attraverso la terra, facendoci guidare dalle radici dell’albero che dà il titolo all’album, alla ricerca di quelle che sono state le nostre radici prima che le dimenticassimo sacrificandole sull’altare del dio denaro.
(Subsound Records, 2021)
1. Heavy Sleep
2. The Sound of a Needle
3. Scraps of Paper
4. Sinking Shadows
5. Diving Deep
6. Fading Sunlight
7. Midnight
8. The Far Side of the Moon