Il nostro pianeta è pieno zeppo di misteri e di ritrovamenti che non fanno che accrescere gli enigmi che da anni assillano i vari studiosi. Uno di questi ritrovamenti è il Disco di Nebra, un’antichissima lastra di bronzo e oro, ritrovata sul Monte Mittelberg in Germania, nel 1999; tale reperto è considerato la più antica raffigurazione del cielo, con rappresentati il Sole, la Luna crescente ed alcune stelle, tra cui le Pleiadi. Ciò che la rende così importante è la sua datazione, perché il reperto ritrovato nei pressi della cittadina di Nebra (da cui prende il nome) pare risalire ad un periodo tra il 1700 e il 2100 a.C.
Metal estremo, mistero, esoterismo ed enigmi sono una miscela esplosiva che ha sempre affascinato molte persone (tra cui il sottoscritto) ed è proprio in questo ambito che operano gli Omega. Nati nel 2012 come progetto parallelo dei Deadly Carnage, band post-black proveniente da Rimini, il loro obiettivo è sempre stato quello di creare un muro sonoro oscuro, opprimente e intricato, attraverso composizioni lunghe dove mescolare generi vari ed esprimere le proprie idee tramite testi ermetici che si aprono a diverse interpretazioni. Il loro fine è quello di esaminare i misteri ancestrali del nostro pianeta e gli angoli più reconditi dell’universo, anche attraverso messaggi nascosti da decifrare, che permettono ad ogni ascoltatore di poter interpretare come meglio crede il concept. Nebra, pubblicato il 23 aprile dalla Dusktone, etichetta italiana dalla notevole prolificità, è un concept sul Disco sopracitato, un viaggio mistico e abissale nel cuore degli enigmi più nascosti dell’universo, sui disegni terribili e apocalittici che uniscono le strutture megalitiche di cui la Terra è piena zeppa, dalla riflessione sull’allineamento dei dolmen a Kerlescan all’ammirazione per le pitture rupestri di Charama.
Musicalmente parlando, la visione degli Omega su tali misteri viene esternata attraverso un intricata e inquietante miscela di dark ambient, funeral doom, post-black, sludge/doom, death atmosferico, post-hardcore, death/doom e progressive metal, tra repentini cambi di tempo, aperture acustiche, sezioni movimentate, rallentamenti e passaggi granitici; la voce è un latrato ruvido, lontano, perso nell’infinito del cosmo, che urla incessantemente messaggi nascosti di civiltà antiche; gli effetti utilizzati sono molto efficaci e donano un’aura aliena ai brani; lo scenario che possiamo solo immaginare è un’unione tra mondi distanti del multiverso, cinematograficamente un mix tra Stargate, Fantasmi su Marte e La Cosa, dove avventura, mistero e fantascienza si uniscono all’horror.
Nebra non è un disco diretto, i 4 brani che lo compongono superano tutti i 13 minuti per una durata totale di 55 minuti, ma la grande capacità degli Omega è il saper sempre sorprendere l’ascoltatore; ogni brano inizia e termina con sottofondi ambient che lo unisce al precedente e al successivo, creando un’unica creatura ancestrale imprevedibile; in ogni momento dell’album non si sa mai cosa aspettarsi, quando l’orecchio si abitua al riff o al tempo di batteria ecco cambiare lo scenario, viaggiando tra un genere e l’altro, aggiungendo qua e là chitarre orientaleggianti, intermezzi jazz, riff corposi di chitarra che ricordano i rimpianti Nevermore e un’atmosfera tra il tetro e l’industrial. Ci troviamo di fronte a musicisti con gli attributi belli grossi, che non mescolano semplicemente i generi, ma li padroneggiano da artisti navigati, come una sorta di Elio e Le Storie Tese che si tuffano nel metal estremo.
Nebra è un disco da ascoltare più volte per apprezzare le varie sfaccettature del blocco sonoro degli Omega, dove tutti gli strumenti sono protagonisti allo stesso modo, ma sicuramente è un disco che non può non lasciare di stucco, con la volontà di conoscere i segreti più nascosti dietro al messaggio della band. Quali altre forme di vita esistono nell’universo? Quale civiltà ha realizzato i megaliti del nostro mondo? Chiedetelo agli Omega e addentratevi nel loro mistico viaggio nel metal estremo.
(Dusktone Records, 2021)
1. Pleias
2. Axis
3. Ratis
4. Quadraginta