La scena black metal finlandese è da sempre molto variegata, piena zeppa di band dalle connotazioni molto differenti e dalle contaminazioni più disparate. Dalla terra dei 1000 laghi provengono i Goats Of Doom, band in attività dal 2011, e fino a quest’anno autori di ben cinque album; partiti (nonostante il nome possa ingannare) da un black metal sinfonico/atmosferico con massiccio utilizzo di synth e tastiere, i Nostri nel corso degli anni si sono evoluti, progredendo verso un personalissimo black metal di stampo melodico e classico, dove le chitarre hanno un ruolo centralizzato. Shiva, pubblicato il 31 maggio dalla teutonica Purity Through Fire, ci restituisce una band fresca, melodica e accattivante, che trascina l’ascoltatore per tutti i 42 minuti di durata senza nessuna remora; i 7 brani che compongono il disco sembrano creature a sé stanti, ma alla fine dell’ascolto formano un’unica grande Bestia, con un comune tema conduttore rappresentato da un’aura di malignità e mistero che aleggia su ogni nota sputata fuori dal quartetto proveniente da Nivala.
Il disco si apre con “ἀπōκάλυ” e il suo riff rock’n’roll dal tiro invidiabile, un brano che oscilla tra il black’n’roll e l’old school thrash, con rallentamenti, ripartenze e cori, rappresentando una versione finlandese e più muscolosa dei Kvelertak; si prosegue con “Uljas Uusi Maailma”, anch’esso all’insegna del black’n’roll, volendo ancora più tirato del precedente, tra assoli melodici e un coro pagan/viking in conclusione; terzo brano in scaletta è “Luomiskertomus”, dove il black’n’roll va a braccetto con il black/thrash, un brano dall’atmosfera epica, grazie a riff in tremolo e alla voce pulita che si unisce ad un coro pagano, prima rallentando e poi in un up-tempo molto sostenuto. La quarta traccia è rappresentata da “Armon Varjot”, secondo me il pezzo più bello dell’album, dove tutte gli ingredienti del suono dei Goats Of Doom si uniscono creando un ibrido tra black’n’roll, old school thrash, viking metal e black metal, alternando up-tempo e mid-tempo e infondendo epicità a tutta la canzone; altro pezzo notevole è la successiva “Korjuu”, in cui melodie gothic metal si uniscono al già collaudato connubio tra black metal e riff rock’n’roll, con il tocco di un’efficace unione tra growl e scream e i soliti cori a concludere il tutto.
Il penultimo e sesto brano, “Rotat” è una chicca heavy metal, dove un rullo di tamburi epico introduce un pezzo dalle ritmiche NWOBHM, senza però farsi mancare un genuino assalto black metal al sapore di blast beat, mantenendo comunque un’orecchiabilità difficile da trovare in band del genere; arriviamo alla conclusione con la title-track. “Shiva” ha un inizio tipicamente viking metal, con chitarre acustiche, percussioni e perfino il suono di uno scacciapensieri, ma quando siamo già pronti ad entrare nel Valhalla… ecco arrivare una scarica di black metal melodico, tra riff post-black, blast-beat e rallentamenti, e in sottofondo ecco dei gorgheggi femminili ad impreziosire il tutto, concludendo il brano con la voce che si produce in un inno viking.
Shiva è un disco vario, nonostante gli elementi dei brani siano quasi sempre gli stessi, nessun pezzo è noioso, anzi ognuno di essi è l’elemento che forma una sfumatura graduale dal rock’n’roll al black metal epico e viking, mantenendo un’aura misteriosa e maligna, e allo stesso tempo una melodia accattivante e orecchiabile, che permette ad ogni traccia di rimanere impressa nella mente. Grande disco questo sesto album dei Goats Of Doom, freschi e originali esponenti della fiorente scena black metal e meritevoli di un posto d’onore all’interno di essa.
(Purity Through Fire, 2021)
1. ἀπōκάλυ
2. Uljas Uusi Maailma
3. Luomiskertomus
4. Armon Varjot
5. Korjuu
6. Rotat
7. Shiva