Digital Negative è la più recente incarnazione di Richard Johnson (Agoraphobic Nosebleed). Il duo nasce in pieno isolamento post pandemico insieme a Daniel Euphrat (Timmy Sells His Soul). Il risultato è un condensato di sperimentazione cacofonica che i due hanno messo in piedi a distanza, scambiandosi i file, finalizzandoli in ripetute sessioni manipolandole a turno fino al risultato finale. L’EP (omonimo) è stato realizzato circa un mese fa nella sola versione in cassetta, in cento copie numerate a mano dalla Hostile 1 Tapes, label specializzata in power electronics, harsh noise e “aberrazioni sonore” simili. Rispetto a queste realtà sonore decisamente estreme un disco come Digital Negative rappresenta un deciso (e forse inatteso) cambio di passo per la Hostil 1, che, grazie a questo EP amplia il proprio roster inglobando un progetto in controtendenza ed ampliando il novero della sua fanbase.
Se, come hanno dichiarato a margine dell’uscita del primo singolo, “l’obiettivo era creare collage sonori complessi e disorientanti che enfatizzassero l’artificialità della musica digitale” il tentativo è sicuramente andato a segno, al di là di ogni più rosea previsione. Il loro ibrido elettronico/industriale colpisce nel segno con il suo carico discordante di campionamenti assemblati per creare un suono completamente nuovo risultante dall’unione di tutte le componenti. È proprio il “microsampling” l’elemento su cui fondano il lavoro, vale a dire la capacità di riuscire a combinare tutta una serie di brevissimi campionamenti (provenienti da un’ampia varietà di fonti, tra loro scollegate, sia da un punto di vista sonoro che concettuale) per farli confluire in una singola “canzone”. Tecnica tutt’altro che rivoluzionaria, ma al momento poco utilizzata in ambito estremo. Per capirci, per la realizzazione delle cinque tracce dell’EP i Digital Negative hanno attinto a oltre cinquanta fonti di campioni, riadattate poi, come detto, in modo coerente e funzionale all’obiettivo finale. Si tratta quindi di un album a suo modo distopico, in cui ogni componente assume la stessa rilevanza rispetto alle altre, e che raggiunge la sua creazione solo quando si riesce a sintetizzare ogni parte, facendole perdere la sua singola identità a favore del risultato che si sta ricercando.
Digital Negative non è certo un disco facile, anzi. Occorre tanta buona volontà per restare connessi con il loro sound estremamente alieno a quelle che sono le prerogative sonore che ci si potrebbe attendere visto il background dei membri e cui siamo abituati dai nostri ascolti contemporanei, orientati più all’impatto sonoro che alla ricerca e alla sperimentazione in ambito elettronico/industriale. Man mano che si prosegue nell’ascolto sembra di tornare indietro nel tempo, ad inizio anni novanta, quando la Earache, dedita allora all’intransigenza sonora grindcore, diede alle stampe album come quelli dei Mighty Force e dei Godflesh lasciando esterrefatti noi “fedeli” al verbo grind. Sembra ritornare quell’alienante ambientazione postindustriale che oggi in molti potrebbero definire “old style”, e che forse abbiamo dimenticato troppo velocemente sacrificandola sull’altare di quel death metal che in quella prima parte dei ’90 divenne imprescindibile in casa di ognuno di noi.
(Hostile 1 Tapes, 2021)
1. Strange Loop
2. Self Crash
3. Stock Fetish
4. Corporate Body
5. Tense Motion