Gli Ungfell si sono ritagliati con merito un perimetro molto grande e personale nel panorama black metal europeo. Membro di punta dell’Helvetic Underground Committee, il duo ha spaziato molto tra scenari diversi ma uniti da un evidente filo conduttore: il lato oscuro del medioevo. Con Tôtbringære ma soprattutto con il notevole Mythen, Mären, Pestilenz, gli Ungfell hanno creato un immaginario oscuro e arcano, che si amplia ulteriormente nel 2021 con Es Grauet. Con il disco in questione gli elvetici ci trasportano dentro una storia netta ma allo stesso tempo universale, cioè quella di un paesino rurale (non meglio definito) nel medioevo svizzero, apparentemente tranquillo e placido, ma che nasconde forze e intrighi oscuri che lo sconvolgeranno.
La storia è narrata in un idioma dialettale germanico tipico della zona da cui gli Ungfell provengono, e può essere ovviamente di difficile interpretazione a chi non mastica perlomeno il tedesco. Ma questo limite non deve scoraggiarci, in quanto Es Grauet possiede tutti gli strumenti per assorbirci in un vortice temporale che ci catapulta in un mondo arcano, piovoso e fatto di bugie e forze celate nella nebbia. Superato l’intro si parte subito forte, con “Tyfels Antlitz”, in pieno stile Ungfell: i riff sono molto potenti ed evocativi e la voce molto densa di inquietudine, ma quello che stupisce (o no, se li conoscete già) è la grande maestria con cui gli svizzeri riescono a creare strutture cangianti e piene di cambi di tempo, non togliendo niente all’atmosfera. Tutto Es Grauet, infatti, è pregno di suoni della tradizione rurale e momenti corali di tipico folklore germanico, che si incastrano magnificamente alle trame a zanzara squisitamente black metal degli Ungfell. Ogni pezzo ha un ruolo fondamentale nella storia, e contemporaneamente non avrebbe senso preso singolarmente: per fare un esempio, il passaggio folk (quasi monastico) “D Schwarzamslä” perderebbe di significato se non ascoltato prima della possente e drammatica “Mord im Tobel”. Il disco è palesemente pensato per essere ascoltato tutto d’un fiato, per immergersi appieno nella storia che gli Ungfell tessono, sapendo dipingere immagini nitide e allo stesso tempo distanti (come la fantastica “S Chnochelied”). Passando dalla tesa ballata “Stossgebätt”, si passa al finale della storia, raccontato da “D Unheilspfaffä vom Heinzäbärg”, vera summa di quello che possiamo ascoltare in questo disco.
In conclusione, questo Es Grauet ci ha reso molto contenti. Contenti perché ci ha mostrato una band che continua ad evolvere, che ha messo da parte (momentaneamente? Chi può dirlo…) i castelli innevati di uno scenario invernale, per spostarsi in un contesto diverso, in cui si può instillare allo stesso modo il seme della follia. La campagna rurale svizzera è dipinta come luogo di perdizione, teatro di menzogne e sostanzialmente piatto ricco per entità sovrannaturali che se ne volessero appropriare, il tutto dipinto sapientemente con un’unica canzone divisa per comodità in capitoli. Es Grauet, e gli Ungfell in generale, possiede e possiedono una capacità narrativa invidiabile, caratteristica che dovrebbe essere il sangue pulsante di progetto black metal che ha la pretesa di definirsi evocativo. Possiamo aspettarci sicuramente il meglio dagli Ungfell, e ascoltando questo disco viene già l’acquolina in bocca per il prossimo.
(Eisenwald, 2021)
1. Es grauet überm Dorf (Wie s niemert het chönne ahne)
2. Tyfels Antlitz (Wie e Huerä zwei Chind empfanget)
3. D Schwarzamslä (Wie us däne Goofe Pfaffä wärdet)
4. Mord im Tobel (Wie en hinterhältige Mord begange wird)
5. S Chnochelied (Wie e Beschuldigti gfoltered wird und Visione bechunnt)
6. Stossgebätt (Wie das Wyb als Häx hygrichtet wird)
7. D Unheilspfaffä vom Heinzäbärg (Wie Tod und Verdärbe uf das Dorf iistürzt)
8. S Fälsebräche (Wie s Böse begrabe wird)