Ci sono momenti, periodi in cui di death metal non voglio nemmeno sentirne parlare, occasioni in cui mi rifugio nella mia amata musica classica per fare pulizia da tutto ciò che ho ascoltato per poter fare spazio a ciò che ascolterò in seguito. Questi periodi si fanno più frequenti quando tutto quello che ho accumulato è fatto principalmente di violenza sonora. Sono finalmente tornato all’ascolto del death metal e proprio con questo disco che mi ha fatto respirare aria molto buona, perché i britannici Beyond Grace se ne sono usciti con Our Kingdom Undone, secondo full length che, esattamente come il precedente Seekers spara in faccia tanta brutalità, ma in maniera particolare.
Our Kingdom Undone è un disco di sano death metal in vecchio stile, ma che mescola con squisitezza molti aspetti del nuovo millennio. Fin dalle prime note di Dark Forest Doctrine ci si rende conto di come la scuola americana influenzi la band, come anche alcune caratteristiche (a livello compositivo) del moderno deathcore, che vengono usati con saggezza per arricchire, per decorare e, lo sappiamo, i “ghirigori” ci stanno sempre se non sono pacchiani. Concludendo il paragrafo precedente asserivo che la brutalità di cui dispone la band è particolare; perché l’ho detto? semplicemente perché al contrario di molte altre band che si fregiano di una certa “cattiveria” o aggressività, i Beyond Grace suonano quasi mentalmente deviati: le sonorità, la costruzione dei riff e la non linearità metrica di essi, ma anche il suono stesso; tutto sembra avere un fondo di follia da cui partire. In un certo senso pare di ascoltare dei Morbid Angel in balia di una ciofeca fatta di assenzio ed ecstasy e va bene, va benissimo, ogni loro sfumatura nasconde una dicotomia: sono tecnici, ma anche volgarmente ignoranti, sono violenti con classe, riescono a essere classici e attuali allo stesso tempo, sono spinti e rilassati, tutto questo è molto strano, ma anche bellissimo. C’è poi una particolare tendenza a evidenziare il riff più del resto, appare ovvio che per la band edificare un muro di riff solidi e coesi sia di vitale importanza, tanto che sarebbe difficile trovare durante tutto il disco anche un solo brano composto in maniera approssimativa, al contrario, se si prendono come esempio brani tipo “The Price of Peace”, “Fearmonger” o la titanica finale “Our Kingdom Undone”, diventa palese come per la band sia fondamentale cercare di comporre musica mai scontata. Si apprezza anche la capacità di trasportare l’ascoltatore in un vortice di venti pestilenziali e colate laviche senza dover ricorrere ai “trucchi del mestiere” quali blastbeat, rake o assoli imbarazzanti e logorroici. Ogni singolo particolare dello spirito di Our Kingdom Undone che ho descritto ne impregna tutta la durata, ma la già citata title track ne assume la completa essenza, diventando uno di quei pezzi assolutamente perfetti per chiudere un ottimo disco death metal, proprio come furono “Antithesis” per Antithesis degli Origin, o “Walk the Path of Fire” per Programmed to Consumedegli Abysmal Dawn. Devo inoltre fare una menzione speciale per la cover art che ritengo bellissima perché trasmette un forte erotismo (di cui chi scrive è un grande appassionato), ma soprattutto perché ricorda l’iconica copertina dell’opera di Milo Manara: L’Uomo di Carta, per non parlare poi di Lady Godiva.
Per concludere, Our Kingdom Undone è un disco che non si ergerà dal mucchio probabilmente, non è un capolavoro, non è un miracolo, ma sa farsi rispettare perché di fatto non ha un difetto.
(Prosthetic Records, 2021)
1. Dark Forest Doctrine
2. Barmicide Feast
3. Hive Mind
4. Factions Speak Louder Than Herds
5. The Price of Peace
6. Persona non Grata
7. Fearmonger
8. Our Kingdom Undone