Di recente il technical death ha avuto una specie di impennata a livello di quantità di band nascenti, mi domando se sia tutta “colpa” degli Archspire che hanno diffuso questo genere probabilmente più di chiunque, grazie a Dean Lamb, attivissimo sui social. In ogni caso, di questo movimento fanno parte i giovanissimi Cognizance, band che da pochi anni può vantare vanta tra le proprie fila il talentuoso batterista David Diepold, giovane austriaco che si sta facendo strada in questo mondo per il suo stile fluido e ipertecnico. I sopracitati Cognizance sono tornati con il successore di Malignant Dominion, un primo full che peccava leggermente di ingenuità, ma con Upheaval rendono pubblica la loro maturità o comunque un primo segno di essa.
Io penso che fare tech death sia più rischioso che fare punk, perché se fai punk puoi solo aumentare le note da fare e magari fai anche la figura di chi sa suonare bene (tipo Propagandhi, per intenderci), quando fai tech death invece più ne fai e peggio è, ma meno ne fai e meno tech sei, in entrambi i casi rischi di assomigliare a qualcuno… oh come vorrei che non fosse così, però è inutile, dovrò citare molte similitudini. Vorrei cominciare però da quello che mi ha colpito subito di questo disco, ossia la cover art, molto particolare e disturbante, sembra una versione contorta e decisamente meno pastellosa e circense di quella che faceva da volto a Forest Of Equilibrium dei doomsters Cathedral. Questa è ad opera di Jason Barnett, un illustratore pazzo che probabilmente ha un debole per le visioni infernali e deliranti di Clive Barker. Andando alla musica invece, Upheaval è un lavoro che non si perde in fronzoli, dall’apertura “Hymns”, si susseguono fino alla conclusiva “Aeon Sickness” pezzi veloci e letali sufficientemente brevi e concisi, che arrivano al punto, comunque mostrando una notevole perizia tecnica, ma senza divagare. La band probabilmente ha pensato a non annoiare l’ascoltatore con inutili virtuosismi superflui e ridondanti, perché diciamocelo, non ce n’è alcun bisogno. I Cognizance rendono l’esperienza d’ascolto di questo disco molto variegata e praticamente adatta a chi tecnica non ne vuole proprio e a chi di tecnica ne vuole tanta. Le ondate masturbatorie ci sono e sono belle corpose, ma non viene disdegnato anche l’utilizzo di sani ed onesti riff semplici, chiari. Il tutto però viene offerto con quel tipo di suoni che ora vanno così di moda nel genere, infatti niente risulta caustico, anzi, si tratta di qualcosa di particolarmente vellutato e preciso, nemmeno la voce cavernosa risulta troppo spinta. Un espediente che sto notando sempre più spesso in questo stile che se possibile, consente a chi di death metal non ne vuole nemmeno un assaggio di godersene una fetta. The Faceless, Obscura e Necrophagist sono il pane per questi musicisti, infatti tutto quello che si sente sembra derivare direttamente da questi maestri sia per le parti ritmiche che per i soli, ma soprattutto per le sonorità così aperte, ma anche nebbiose. Inutile dire quanto chirurgici siano i riff e la sezione ritmica, però tutto scorre in maniera fluida, grazie a una coscienza assoluta e grazie soprattutto a decine e decine di cose uscite in questo genere che fanno capire agli ultimi arrivati cosa funziona e cosa no. Non c’è un brano qua dentro che spicca sugli altri, sono tutti molto interessanti e contenenti dettagli fulminei che necessitano più di un ascolto per essere notati e questo può essere un bene in quanto rende il replay un piacere e non una necessità. Come scritto sopra le cose qui sono dirette e prive di voli pindarici, quasi una rarità in mezzo a una quantità sempre maggiore di band atte a un death metal particolarmente tecnico.
Cosa dire per concludere? Senza dubbio che questo Upheaval è divertente e offre all’incirca mezz’ora di musica suonata bene, ma tanto bene, musica che non viene suonata per far sentire quanto bravi siano i musicisti che la suonano, musica suonata da musicisti che mettono al servizio di essa tutte le proprie capacità e non viceversa, è ben diverso. Credo che questo disco sia un bel lavoro capace di riempire il buco lasciato da gente come Gorod e The Faceless. Non è chissà che cosa eh, si capisce, loro sono una band giovane e hanno tutto il tempo di maturare, diamo loro il tempo necessario e vedremo che prima o poi ci regaleranno qualcosa di magari anche più solido di questo già notevolmente spesso Upheaval.
(Prosthetic Records, 2021)
1. Hymns
2. Drifting (R)evolution
3. Decaying Gods
4. Oneiric
5. The Mouth Which Cannot Speak
6. Forbidden Alchemy
7. Syntheticus I – Atrophy
8. Syntheticus II – Refuge
9. Fever Dream
10. Aeon Sickness