I Butcher in the Fog sono una di quelle piccole formazioni che, a decine, concorrono a rendere il sottobosco sludge della scena estrema inglese forse il più ricco ed interessante del mondo. Ognuna unica a suo modo, differenti per influenze e scelte stilistiche e di suono, queste band se ne escono ogni due/tre anni con un nuovo lavoro, che molto raramente delude o passa in sordina per gli appassionati del genere. Eccezione non fanno i Butcher in the Fog che, assenti dal 2018 (a cui risale l’ultimo A Screaming Reflection), tornano con Exonerate Me, Baby, lavoro ottimamente confezionato che contiene tutto ciò che caratterizza la musica dei nostri.
Exonerate Me, Baby è inzuppato di quella componente hardcore punk che impreziosisce sin dal primo album (Something Bright and Scary, 2013) lo sludge dei Butcher: la bordata iniziale di “Swamp of Delusion” o il riff incalzante della title-track, ad esempio, non lasciano dubbi sulle ispirazioni dei nostri. Il suono è però sempre slabbrato, le chitarre non hanno il filo come da tradizione hardcore, non sono taglienti ed affilate ma ottuse e lente, le note precedenti si sovrappongono a quelle successive in una melma sonora che è l’essenza dello sludge. In mezzo a tutto, una voce strascicata ed acida che meglio non potrebbe condire quest’insalata di fango, maleficamente eseguita ad esempio nel finale di “Plastic Tag”. Exonerate… è però un album più riflessivo rispetto ai propri predecessori, più propenso a distendersi e a perdere la propria vena punk in episodi come “Man Adrift”, in cui perfino le vocals riescono ad addolcirsi su un riffing lento e maggiormente articolato, o “Auditory Hallucinations/Quicksand” che fa succedere ad un riffing serrato e becero una sezione stirata e distortissima, di chiara matrice doom classica.
Senza inventare nulla di nuovo e rimanendo fedeli alla propria politica musicale, che deve la propria originalità allo sludge degli albori tanto quanto la deve al punk novantiano, i Butcher in the Fog regalano ai fan un album solido e godibile, privo delle pretese che troppo spesso rischiano di rovinare la sincera proposta delle piccole formazioni underground. Se collocato all’interno della scena da cui proviene, Exonerate Me, Baby diviene uno degli innumerevoli piccoli ma solidissimi mattoncini che compongono il melmoso e scuro muro dello sludge non solo inglese ma mondiale.
(Autoproduzione, 2021)
1. 3rd Strike (Fool’s Errand)
2. Russian Bride
3. Swamp of Delusion
4. Man Adrift
5. Exonerate Me, Baby
6. Plastic Tag
7. Auditory Hallucinations/Quicksand
8. Portrait of a Nightmare