Shamanic post-black metal: tre parole che possono riassumere in buona sostanza il nuovo disco degli Anomalie, Tranceformation. Anche se in questo scritto parleremo della band al plurale è necessario precisare che si tratta sempre di un progetto dietro il quale si nasconde il solo Marrok (già chitarrista live negli Harakiri for the Sky), anche se in questa occasione si avvale di un turnista alla batteria (Lukas Schlintl) e di alcuni ospiti (Nornagest degli Enthroned e Sakis dei Rotting Christ, voci rispettivamente nella seconda e quinta traccia, e la violinista Sara Wolske, sempre nel penultimo brano) .
Disco dopo disco il Nostro sta meticolosamente portando avanti un processo di metamorfosi musicale che lo ha visto allontanarsi velocemente dai lidi urbani post-black degli esordi (con risultati non dissimili ai sopra citati HftS) per intraprendere una strada più sciamanica appunto, ritualistica, che lo ha portato verso foreste, montagne, e in generale ad abbracciare la natura a 360 gradi. Di pari passo hanno preso piede sempre di più inserti folk e rumoristici, percussioni quasi tribali, tematiche più improntate verso la spiritualità e la natura, e l’uso di voci pulite, che in questo ultimo lavoro costituiscono il principale approccio vocalico usato dal musicista.
Tranceformation non è solo un gioco di parole: nei sei pezzi per quasi 45 minuti di durata totale Marrok cerca di portare l’ascoltatore verso uno stato di trance attraverso una sessione ritmica ipnotica (ma senza perdere il peso delle origini black), un cantato pulito pieno, caldo e corposo, che solo a volte si lascia andare in uno scream mai troppo tirato, e chitarre stratificate le cui melodie circuiscono e circondano sempre più l’ascoltatore, minuto dopo minuto. Ma c’è anche trasformazione: le canzoni si basano su un costante saliscendi di emozioni, tensione e rilascio, con un sapiente uso dell’energia impiegata solo quando serve per poi lasciare spazio a momenti più riflessivi e introspettivi. Attenzione, non è un disco “moscio”: di fatto siamo sempre di fronte a un album di concezione post-black, ma è innegabile che ci siano all’interno di ogni pezzo momenti che non appartengono al genere e che il Nostro ha saputo integrare al meglio nella sua proposta. Non si ripropone l’operato dei Fauna, dei Sadhaka o di altri gruppi della scena cascadiana, che di fatto hanno un po’ sdoganato i suoni sciamanici e l’approccio “trance” al black metal, ma non riteniamo Marrok volesse arrivare a tanto: l’intento era di mantenere e far coesistere il post-black con delle sonorità più ritualistiche e riflessive, con una forte propensione al folk e alle atmosfere più ariose, e in questo il risultato è stato eccellente. Perché, è bene dirlo, non troverete un disco cupo e disperato, ma qualcosa di più ampio respiro, catartico, potente e in un certo qual modo positivo.
Anomalie si conferma un progetto interessante, con un’identità distinguibile e tutta sua: finalmente affrancatosi dal popoloso mondo del post-black tout court, Marrok sta proponendo album intensi, profondi e spirituali: se siete alla ricerca di sonorità diverse dal solito e di un po’ di varietà non dovete assolutamente farvi sfuggire questo Tranceformation.
(AOP Records, 2021)
1. Trance I: The Tree
2. Trance II: Relics
3. Trance III: Alive
4. Trance IV: Nemesis
5. Trance V: Cerulean Sun
6. Trance VI: Eternal Burden