Il djent, togliendo i Meshuggah è nato da appena una decade ed è già stato spremuto per bene. Al giorno d’oggi è molto raro che un disco djent bello esca, ne escono sempre meno in realtà e quasi sempre nella media, fatta eccezione per quelle band che hanno reso il proprio sound riconoscibile (vedi Periphery, Stealing Axion, TesseracT e Animals As Leaders su tutti). I Vildhjarta sono una di quelle formazioni attive fin dai primi tempi del conio del nome di tale genere (Misha Mansoor lo definì tale, n.d.a.) e da allora non hanno prodotto dischi su dischi senza ritegno e impegno, hanno fatto le cose con calma, cercando di dare al genere tutto il possibile, cercando di non contaminarlo troppo. Cercando di mantenere uno stile proprio. Così facendo sono arrivati a questo 2021 con Måsstaden Under Vatten, un disco che riprende il discorso lasciato dal primo bellissimo Måsstaden del 2011.
L’oscura ossessione della band svedese per i suoni asfissianti non è mai scemata, anche questo disco esattamente come i precedenti vanta una pesantezza mostruosa, l’aria è davvero poca in questo disco. Il caratteristico stile dei Vildhjarta fatto di riff singhiozzati e apparentemente incollati fra loro senza criterio si fa sentire qui come in passato nella sua natura più radicale. Non è facile trovare qualcosa di veramente notevole nel dettaglio perché tutto Måsstaden Under Vatten va preso come un unico macigno pesantissimo e irregolare in cui non c’è spazio per la melodia o per la normalità, a meno che non si citi “Den Helige Anden” uno dei rari brani dotati di una qualsivoglia continuità e di una parvenza di melodia, ma non è che un simulacro di qualcosa del genere. Follia catatonica è l’unico modo che ho per descrivere un lavoro come questo, un lavoro in cui le chitarre (probabilmente a nove corde), il basso, la batteria e le voci, senza dimenticare i synth e le atmosfere piangono, grugniscono e gridano all’unisono una malinconia arcaico e tutto questo contribuisce a dare vita a un mostro in continua mutazione, ma che mantiene un’unica caratteristica immutata: la sua imperscrutabile mostruosità che si palesa nella sua più concreta forma in brani catastrofici come “Phantom Assassin” o “Toxin”, tutto il resto è solo estremamente strano e preoccupantemente bellissimo.
Un disco meraviglioso e capace di inquietare un ascoltatore sensibile. Un disco che racconta la storia misteriosa delle vicende di un villaggio nascosto e isolato, una sorta di versione deviata della saga intitolata Mumindalen, dettaglio amplificato anche dalla cover art splendida che riflette un immenso carattere fiabesco. Måsstaden Under Vatten è perfetto per un fan di Meshuggah e 7 Horns 7 Eyes.
(Century Media, 2021)
1. LavenderHaze
2.När de du Älskar Kommer från de Döda
3.kaos2
4.Toxin
5.Brännmärkt
6.Den Helige Anden
7.Passage Noir
8.Måsstadens Nationalsång
9.Heartsmear
10.Vagabond
11.Mitt Trotta Hjarta
12.Detta Drömmars Sköte En Slöja Till Ormars Näste
13.Phantom Assassin
14.Sunset Sunrise
15.Sunset Sunrise Sunset Sunrise
16.Penny Royal Poison
17.Paaradiso
9.0