Ritorna sulla scena musicale il progetto Big Scenic Nowhere, sorta di collettivo che raggruppa diversi nomi di spicco nel panorama rock californiano: Bob Balch (Fu Manchu), Tony Reed (Mos Generator), Gary Arce e Bill Stinson (Yawning Man) sono la formazione principale più un paio di ospitate ovvero Reeves Gabrels (The Cure) e Per Wiberg (Opeth). The Long Morrow è il nuovo lavoro e si pone l’obiettivo di scavare ancora più in profondità e presentarsi come il più maturo e complesso. Se nel debutto le atmosfere erano molto ancorate al grunge, seppure con le consuete dilatazioni stoner/desert rock, qui le cose non sono esattamente le stesse, mostrando un lotto di canzoni senza una chiara identità, come se ci si trovasse in una zona di transizione.
Va detto che il primo disco non era eccezionale ma aveva al suo interno delle buone composizioni che mostravano del discreto potenziale. In questo lavoro si è deciso di asciugare parecchio la musica, scarnificandola di ogni inutile orpello e riportandola ad uno stadio simil primordiale. Il cantato si fa più sofferto ed angosciato, il guitarwork della coppia Balch/Arce si è incupito con note sfibrate ai limiti del doom (“Defector (of Future Days)”) mentre il drumming di Stinson mantiene sempre quell’approccio morbido e quadrato che da sempre lo contraddistingue. Il blues deviato di “Murder Klipp” con il suo finale intenso sarebbe anche interessante ma non sorprende così tanto, abbassando le quotazioni specialmente nella moscia “LeDü” come pure nelle prevedibili impennate stoner/desert rock della placida e settantiana “Lavender Bleu” che tutto sommato si lascia ascoltare grazie anche all’etereo cantato di Tony Reed. Le tracce sono tutte nella media e non durano troppo permettendo di assimilarle senza fatica, però lasciano un po’ il tempo che trovano non brillando come dovrebbero. A sorpresa arriva la finale “The Long Marrow” che dura venti minuti concentrando il rock psichedelico in un viaggio drogato a tinte acid/prog rock. Questo brano butta al suo interno tutto il meglio nell’ambito dello stoner psichedelico grazie a scudisciate rock, intermezzi psichedelici, affreschi acustici e pure numerosi duelli di chitarra senza annoiare particolarmente. Il problema è che c’è un grosso sentore di “lavoro di mestiere” che non aggiunge granché a quanto fatto dalle band madre e poco serve la presenza di Per Wiberg o Reeves Gabrels per incendiare gli animi. Il tranello delle super band miete vittime in continuazione e purtroppo anche i Big Scenic Nowhere ne sono stati inflazionati seppure in maniera meno pesante.
Un album discreto, adatto unicamente a chi segue unicamente i filoni citati. Per tutti gli altri c’è di meglio per approfondire questi generi musicali. Mezza delusione.
(Heavy Psych Sound Records, 2022)
1. Defector (of Future Days)
2. Murder Klipp
3. Lavender Bleu
4. LeDü
5. The Long Morrow