Attivi sin dal 2012, i Tome of the Unreplenished sono una bestia strana, multiforme, sfaccettata. Partiti come one-man band, la creatura del cipriota Hermes si è presto trasformata in una band a tutti gli effetti, spostandosi anche geograficamente dall’isola greca sopra citata a Bath (UK), salvo poi ritrasferirsi a Cipro. Autori di due EP, uno split ed un full, escono per Avantgarde Music con il secondo album dal titolo Earthbound.
Difficile da catalogare il suono dei Nostri, che in passato ha accorpato elementi di black (più o meno melodico), noise, synth, spingendosi addirittura dalle parti di una certa power electronics: con il presente album restiamo però in ambito di black atmosferico e dai richiami quasi depressive, che fonde la connotazione cosmica e spaziale dei precedenti lavori con un approccio più materico, naturalistico e terreno (e in questo senso il titolo dell’opera è abbastanza di aiuto). I sei pezzi che costituiscono Earthbound sono spiraliformi, avvolgenti, caratterizzati da riff e inserti vocalici anche molto melodici ed orecchiabili (ovviamente limitatamente al genere proposto), con rimandi a scenari antichi, dominati dalla natura, maestosi e solenni. Lo scream di Hermes è in alcune occasioni accompagnato da cori in pulito che aumentano il fascino ed il pathos delle composizioni, ricordando per certi aspetti l’uso delle vocalità corali ad opera degli inglesi Winterfylleth. E in comune con i britannici c’è anche l’approccio alla materia musicale allo stesso tempo melodico e furioso, epico e vagamente malinconico. Purtroppo non tutte le canzoni si dimostrano efficaci e realmente impattanti sull’ascoltatore, con un paio di momenti sicuramente accettabili ma privi di particolari guizzi. A far loro da contraltare però abbiamo brani come l’apertura “Tellurian”, un pezzo effettivamente tellurico nel suo incedere feroce che si concede però spesso a momenti atmosferici e melodici (con un ottimo ricorso ai cori sopra citati), e soprattutto i conclusivi “Astraios Ayr” e “Portcullis to Dodekatheon”. Il primo risulta essere un ponte ideale tra le varie anime dei Tome of the Unreplenished: parte violento e puramente black, ma intorno alla metà sfocia in una parentesi fortemente atmosferica e di grande impatto, epica e corale (e qui è forte il richiamo a certe cose dei Winterfylleth), per sfociare poi nella conclusiva “Portcullis to Dodekatheon”. Un brano dal sapore arcaico e brumoso, sicuramente tra i migliori del lotto (se non addirittura il migliore) per la sua capacità di trasportare l’ascoltatore verso un “altrove” tanto caro al progetto Aureole, uno spazio indefinito, antico, incredibilmente evocativo e mistico. La struttura del pezzo è affidata in larga misura a tastiere e synth, l’incedere è lento e avvolgente, e lo scream disperato di Hermes aggiunge quel tocco in più che rende il brano ipnotico e mesmerizzante.
Earthbound è un lavoro assolutamente degno di nota. Non sarà forse il disco black metal dell’anno, ma ha molte frecce a disposizione in grado di colpire un ventaglio piuttosto ampio di ascoltatori. I Tome of the Unreplenished sanno come plasmare il loro black metal per renderlo il più mutevole possibile, senza però perdere i suoi tratti somatici caratteristici che fanno un po’ da filo conduttore per tutta la durata del disco. Un ascolto piacevole, penalizzato forse da un paio di situazioni meno ispirate, ma di indubbio fascino anche solo per la capacità dei Nostri di creare atmosfere e mondi immaginifici e lontani.
(Avantgarde Music, 2022)
1. Tellurian
2. Unbound
3. Tryst at the Gales of Cyprus
4. Toward the Self
5. Astraios Ayr
6. Portcullis to Dodekatheon