E con il terzo album, Manuel Gagneux decide che per il suo progetto Zeal & Ardor è arrivato il momento di confrontarsi con il grande pubblico della scena estrema. Il self-titled uscito l’11 febbraio scorso è probabilmente il lavoro più metal e dinamico della formazione newyorkese, meno intriso del misticismo tutto spiritual che permeava Devil is Fine e Stranger Fruit ma dotato di una marcia in più, dal punto di vista della pura sperimentazione (vista sia come diverso approccio alla creazione che come ibridazione dello stile), rispetto a questi due.
L’opener (e title-track) ci introduce per nulla delicatamente al lavoro con un attacco elettronico di tutto rispetto, segno (non unico) che la sperimentazione di Wake of a Nation ha dato i suoi frutti. “Run”, seconda traccia dell’album, sembra scritta apposta per far spingere la gente ai concerti che i Nostri hanno in programma con i Meshuggah la prossima primavera. Estremamente catchy ed equipaggiata di un carismatico breakdown, può essere vista, dalla posizione che occupa nell’album, come il manifesto del nuovo corso che, è evidente anche dal resto del lavoro, gli Z&A hanno deciso di far intraprendere alla propria opera. Zeal & Ardor si compone di quattordici tracce, in una metamorfosi continua e naturale come la muta di un serpente, tra lo spiritual/black di “Death to the Holy” e la moderna work-song “Bow”, l’industrial piacione di “Götterdämmerung” e il gospel cesellato di breakdown (delicatezze che potete gustare solo chez Manuel) di “Feed the Machine”. Un lavoro estremamente articolato ma altrettanto godibile, che lascia però in bocca un retrogusto amarognolo, che diventa fastidioso quando, superati i due terzi dell’album, le idee iniziano un po’ a ripetersi e l’ascoltatore attento si rende conto che quello che doveva essere detto è già stato ripetuto ampiamente.
Da un punto di vista meramente tecnico, l’incorporazione di sonorità più pesanti come gli spunti death metal o l’aggressiva elettronica virante al noise di certi passaggi riescono a Manuel e colleghi in maniera magistrale, riuscite aggiunte ad un amalgama già non privo di personalità. Viene però da chiedersi quanto un’operazione di questo tipo sia frutto di una pura ed intima scelta artistica e quanto invece sentita come un dovere, come per soddisfare il bisogno di togliersi la (inesistente) puzza sotto il naso attribuita a tutte (o quasi) le mosche bianche del panorama musicale. Probabilmente non lo sapremo mai, e non resta che goderci il buon pezzo di musica che è Zeal & Ardor: completamente spontanea o meno, sembra che i nostri abbiano imboccato una nuova strada, ed è comunque impossibile resistere alla tentazione di seguirli.
(MVKA, 2022)
1. Zeal & Ardor
2. Run
3. Death to the Holy
4. Emersion
5. Golden Liar
6. Erase
7. Bow
8. Feed the Machine
9. I Caught You
10. Church Burns
11. Götterdämmerung
12. Hold Your Head Low
13. J-M-B
14. A-H-I-L