Che dire, una delle colonne portanti del funeral doom metal europeo è riemersa dal silenzio con un nuovo abissale lavoro che trasuda mancanza di speranza da ogni misura. Return to the Void è un grande ritorno e…
Shape of Despair è un nome garantito 100%. Chi si nutre di sonorità pachidermiche lo sa bene. Certo, siamo decisamente lontani da quello che caratterizzava un magnifico Monotony Fields. Qui troviamo una quantità notevole di clean vocals, ricoprono una percentuale enorme del disco, ma questo non può certo impedirci di godere al massimo dell’immane religiosità di cui è pregna questa musica. Questo disco ha la stessa potenza di una qualsiasi opera scritta nella gloria di Dio. Pezzi come “Reflection in Slow Time” e “Forfeit” sono enormi contenitori di melodie tetre che aleggiano in strutture ciclopiche come quelle che affollano le regioni più recondite del polo sud nel meraviglioso romanzo “Alle Montagne della Follia”. A tratti sembra quasi di risentire gli Officium Triste dei tempi di Reason. In questi lunghi e lenti brani non troviamo più quei chitarroni devastanti e quei beat che hanno reso note band come gli Ahab, ma bensì roba molto più andante, con una ritmica sufficientemente sostenuta da poter essere seguita. La band sembra aver raggiunto un punto della propria carriera e della propria maturazione compositiva in cui si cerca di dare maggiore spazio all’atmosfera piuttosto che ha pesantissimi pestoni con una cadenza dilatata. La voce di Natalie Koskinen ha molto più spazio qui che in passato, e questa è una bella notizia, perché sa rendere il tutto incredibilmente favoloso nel marasma melmoso della proposta degli Shape. In ogni caso, nonostante questo disco sia un solido macigno pronto a franare sulla testa dell’ignaro avventuriero, ci sono delle punte di diamante che avvalorano ancora di più il disco per intero e mi riferisco ovviamente a “Dissolution” e “Solitary Downfall”, brani di una opacità incredibile. Ma non sono che minime parti di una disco che è una perla inestimabile per qualunque amante del doom metal.
Non ci sono difetti in questo album, del resto è degli Shape of Despair che stiamo parlando, a volte penso che se è di doom metal che tratta allora la qualità stessa andrebbe misurata in pezzi degli Shape of Despair. A parte gli scherzi; sì questo è una signor disco che lascia il tempo per rilassarsi e crogiolarsi comodamente nella disperazione catatonica che è propria di questo genere musicale.
(Season of Mist, 2022)
1.Return to the Void
2.Dissolution
3.Solitary Dawnfall
4.Reflection in Slow Time
5.Forfeit
6.The Inner Desolation