È scontato ma forse anche necessario tirare in ballo Alcest quando si parla di Sylvaine. Il progetto di Kathrine Shepard, polistrumentista norvegese trapiantata in Francia, ha moltissimi tratti in comune con quello del buon Neige, al punto che talvolta non si riescono a trovare differenze. I due hanno collaborato spesso, andando inevitabilmente ad influenzarsi in maniera reciproca ed equa: Nova, il nuovo parto della cantante, è di fatto una reinterpretazione dell’Alcest-pensiero, con qualche personalizzazione certo, ma sempre lì siamo. Ma la qualità e la caratura del disco non ne risentono affatto: non si tratta di una brutta copia, Sylvaine riesce a dare il proprio tocco alle composizioni e il prodotto finale, seppur assolutamente ascrivibile al filone del post-black metal più sognante e calcante le orme di Neige e soci, riesce a dire la sua.
Ci si addentra nel delicato ed ovattato mondo della Shepard lentamente, in punta di piedi. Uno spazio vuoto, buio, informe, poi un piccolo bagliore che pian piano si fa sempre più intenso, un bozzolo di luce che racchiude al suo interno Sylvaine, nuda e raggomitolata. La copertina si sposa perfettamente con la traccia in apertura, “Nova” appunto, una traccia sognante, debitrice del dream-pop sicuramente, nella quale la bellissima e candida voce della Cantante ha il ruolo di protagonista: algida, effettata, riverberata quanto basta, ma assolutamente magica. Già con la successiva traccia il registro cambia di colpo e vengono subito fuori le influenze “alcestiane”: l’attacco ferale e al fulmicotone affiancato da controcanti in pulito, le linee chitarristiche solari, fresche, pulite ed incalzanti, sono tutti elementi che possiamo tranquillamente riscontrare in qualsiasi disco di Neige (per citarne uno a caso anche Kodama, peraltro un album nel quale la Nostra ha prestato la propria voce come ospite). In “Mono No Aware” le atmosfere oscillano di continuo alternando umori e ritmi, ma permane quel senso di notturno, etereo e dilatato che è un po’ il marchio di fabbrica di Sylvaine. Nella successiva “Nowhere, Still Somewhere” ci spostiamo dalle parti di Spiritual Instinct (Alcest, di nuovo), con un lirismo poetico e delizioso, nella quale la Shepard mette in luce le sue indubbie abilità canore, che culminano però in “Fortapt”. Brano dal sapore bucolico ma allo stesso tempo sognante, unisce le atmosfere ovattate della title-track con quelle più cadenzate, marziali e post-black emerse nei brani precedenti, creando un perfetto compendio di blackgaze venato di dream-pop. I pezzi a seguire non fanno altro che rimarcare quanto sopra riportato, con alcune digressioni verso ritmiche più alternative rock anni Novanta/Duemila (si veda la prima parte di “I Close my Eyes So I Can See”) o concessioni all’animo più intimo e malinconico della proposta della cantante (“Everything Must Come To An End”, che in parte riprende le atmosfere di “Nova”), portando a compimento un bel viaggio nell’io musicale di Kathrine Shepard.
Dopo alcuni album non proprio a fuoco, o magari sbilanciati verso alcune delle loro componenti, Sylvaine sembra aver imboccato una strada convincente, nella quale oggettivamente sembra camminare con piglio sicuro e deciso. Certo, non si tratta di uno stretto viottolo coperto di rovi e rami ingarbugliati, è più un facile sentiero di bosco acciottolato e ormai percorso da molti, ma non si può più pretendere chissà quali novità da questo genere musicale. Eppure Nova si lascia ascoltare con assoluta tranquillità, regalando anche alcune emozioni: non sorprenderà sicuramente, ma sarà un lavoro che i fan di Alcest adoreranno, e in generale sarà un prodotto gradito a tutti colori che si nutrono di post-black più etereo, dolce e malinconico.
(Season of Mist, 2022)
1. Nova
2. Mono No Aware
3. Nowhere, Still Somewhere
4. Fortapt
5. I Close My Eyes So I Can See
6. Everything Must Come To An End
7. Dissolution (Bonus track)