Il progetto Morrow non sembra volersi fermare, ed è una fortuna per gli amanti delle sonorità black crust/crust melodico/blackened hardcore.
La band, che di fatto è più un collettivo aperto a collaborazioni con numerosi artisti afferenti alla stessa scena, esce in questo 2022 con The Quiet Earth, terzo capitolo della propria discografia iniziata nel 2016 con Covenant Of Teeth. Gli orfani dei mai troppo compianti Fall of Efrafra non troveranno nei Morrow una band clone (impossibile), nemmeno un progetto in grado di equivalere i sopra citati in qualunque ambito si prendano in considerazione (troppo alte le vette emotive toccate dai FoE), ma si sentiranno comunque confortati nel ritrovare certe sonorità e atmosfere a loro familiari. Sonorità mai del tutto riprese né dalla meteora Light Bearer (i primi ad avere tutte le carte in tavola per fare qualcosa di davvero notevole) né dagli Archivist: abbiamo citato questi due gruppi non a caso, dato che buona parte dei loro membri si sono mossi trasversalmente da un progetto all’altro, portandosi dietro la propria esperienza, sensibilità e stili.
Ma torniamo ai Morrow. The Quiet Earth riprende, e forse termina (vista la propensione dei Nostri a fare trilogie) un concept iniziato qualche anno fa, non introducendo significative novità rispetto a quanto fatto nei due lavori precedenti: un black crust melodico, che alterna la furia tipica del genere proposto a rallentamenti atmosferici (anche ai limiti del doom/sludge) spesso coadiuvati dall’uso del violoncello, che punteggia con classe e malinconia i momenti più intensi dei pezzi. Si respira un’aria di decadenza, di catastrofe imminente, di tragicità e di titanismo nei sei pezzi proposti nel presente disco, atmosfera che trova la sua sublimazione in “Totemic” e “Of Sermons And Omens To Mend”, i due brani senza dubbio più potenti e coinvolgenti del lotto, nonché i più lunghi. Nonostante superino i dieci minuti, nonostante le continue ferite inferte dal binomio alla voce (maschile e femminile, per entrambi un disperato scream/harsh vocals), nonostante la pioggia di bordate ad opera della sezione ritmica e delle trame intessute dalle chitarre, queste due canzoni scorrono piacevolmente, calamitando l’attenzione dell’ascoltatore e innalzando un muro sonoro e di pathos notevole. Non sono da meno le altre tracce, forse giusto “Fugue Plague” perde un po’ il filo del discorso risultando alla fine un po’ troppo “arruffata” e furiosa, ma è una parentesi che poco o nulla inficia sul giudizio finale di questo disco.
The Quiet Earth è una tangibile materializzazione delle più disperate emozioni umane: sfruttando con estrema disinvoltura i mezzi che generi musicali sanguigni come il crust e il black metal sanno fornire, arricchendo la proposta con strumenti a corde non tipici per queste sonorità ma alla fine incredibilmente adatti, facendo leva su crescendo di grande enfasi, i Morrow hanno partorito un’opera di indubbio valore. Si tratta forse di una release che potrà risultare ostica a chi si avvicina per la prima volta a certe sonorità, anche se siamo certi che chiunque con un minimo di sensibilità musicale potrà essere in grado di percepire l’intensità emotiva di questo pugno di canzoni. Per gli amanti di queste atmosfere e per chi già conosceva i Morrow e le band citate in apertura si tratterà invece di una conferma e di una piacevole sorpresa, che non mancherà di emozionare e farsi ricordare quando alla fine dell’anno si dovranno redigere i consueti “listoni” dei dischi migliori dei dodici mesi appena trascorsi.
(Alerta Antifascista Records, 2022)
1. Rejoice This Quiet Earth
2. Totemic
3. To The Fold
4. Fugue Plague
5. Our Right In Rest
6. Of Sermons And Omens To Mend