Dalle ceneri dei Sonic Black Holes sorgono gli OK WAIT, grazie ai due chitarristi che, forti dell’aggiunta di Lutz Möllmann dietro le pelli e Florian Zeh al basso, danno vita alla band. Le coordinate del progetto, pur non discostandosi molto dalla band di origine, convergono verso un interessante post-rock di matrice strumentale con forti contaminazioni.
WELL parte con il brano più lungo del lotto, “Wait”, quasi fosse una dichiarazione di intenti: cavalcate pysch che si fondo nei tipici stilemi di genere portano l’ascoltatore in paesaggi sgargianti e sognanti. Violini si insinuano nella lunga suite donando calore, chitarre si inseguono e tornano sui propri passi mentre la solida base ritmica scandisce il tutto. L’ascolto prosegue con la morriconiana “Blow” che dopo incipit desertico esplode in un finale colmo di epicità e distorsioni. La parte centrale del disco ha il tipico gusto post-rock negli arrangiamenti delicati e che raramente premono sull’acceleratore, prediligendo passaggi languidi e malinconici. “Cope” chiude il lavoro in un modo sognante fatto di chitarre colme di delay e passaggi ritmici che tanto ricordano i Rosetta più delicati con piatti scroscianti e forte pathos dato da fiumi di noise.
L’esordio della band tedesca è ben fatto e la sensazione di avere davanti musicisti navigati è tangibile. Pur non inventando nulla, gli OK WAIT confezionano un prodotto colmo di carattere. Non è poco.
(Golden Antenna Records, 2022)
1. Wait
2. Blow
3. Time
4. Dust
5. Cope