Oltre quaranta minuti di musica raccolti in un’unica traccia intitolata Charogne rappresentano la seconda e per ora ultima fatica degli svizzeri Icare, insieme dal 2016 per dispensare al mondo il proprio black metal dalle tinte hardcore/crust. L’importante scelta di proporre un unico brano di durata così estesa può essere vista come “naturale” prosieguo di quanto dai nostri fatto nel buon esordio Khaos, che vede l’introduzione di lunghe suite post-black da parte di veloci brani la cui violenza a volte sfiora quella del grindcore.
Fatta questa premessa, che avrà messo l’acquolina in bocca a molti, va detto che l’ascolto di Charogne è tutt’altro che facilmente godibile, anche per un appassionato delle canzoni lunghe come chi vi scrive. Tra il comporre un pezzo da dieci minuti come per Khaos e uno di tre quarti d’ora c’è una sostanziale differenza, e a quanto pare questa cosa agli Icare non l’ha mai spiegata nessuno. I primi quindici minuti si trascinano troppo distesi, in un post che un po’ ricorda l’hardcore dei Cult of Luna, spruzzato qua e là da interessanti spunti cascading e fredde sventagliate black che però vengono presto a noia, vittima di un soffuso grigiume che permea un po’ tutto l’album. Le prime scatarrate black/crust scrollano via un po’ di polvere dalle corde, e improvvisamente brillanti incursioni di basso, verso i due terzi del singolo, rischiarano massicci panorami scolpiti dalla possente batteria. Gli scenari sono però gli stessi della prima parte, dipinti con le tinte di un black troppo privo di personalità per poter essere resuscitato da una interessante (anche se parecchio diluita) sezione hardcore. Il lavoro si conclude in un violento e aggressivo afflato finale, in cui i suoni si fondono a produrre una meravigliosa cacofonia, che sfortunatamente non vale i quaranta minuti che la precedono.
Se l’intenzione, quella di riprodurre/superare l’esordio è chiara, la sua realizzazione lo è di meno. Charogne chiaramente non nasce per essere un lavoro facile o dedicato a tutti, ma la storia della musica estrema ci insegna che anche la canzone più divertente può trasmettere angoscia, così come il brano più lungo e “lento” può intrattenere con successo per più di un’ora senza mai annoiare. Spesso fine e mezzo non coincidono nell’aspetto, e Charogne ne è l’antitetica dimostrazione.
(Hummus Records, 2022)
1. Charogne