Curioso disco il debutto del progetto An Evening Redness, una mistura di solitudine esasperata e onirica sonnolenza che si perdono in un deserto afoso in cui anche quando si è completamente soli, non lo si è mai realmente.
Una strana e affascinante miscela di ambient, drone e doom con spunti accennati di folk che spuntato in modo sporadico all’interno dei sei passi di questo lavoro. È difficile pensare a questo disco come a un disco effettivo perché la musica che si trova al suo interno non è qualcosa che si va ad ascoltare quotidianamente, come se si stesse ascoltando un album qualunque. An Evening Redness presenta una natura altamente atmosferica che sarebbe assolutamente perfetta per essere una colonna sonora di un film western, uno di quelli in cui sono più importanti le vite dei personaggi e i loro pensieri più che i duelli con la colt (un film come Hostiles se proprio devo essere preciso). Per quasi un’ora di questa musica si percepisce un’enorme spiritualità e attaccamento alla natura. Pare un vortice di momenti stranianti questo lavoro, quasi una sorta di evento atmosferico la cui durata viene scandita da specifici micro eventi che fanno restare a bocca aperta come il solo blues presente nella meravigliosa conclusiva “Black Flame at the Edge of the Desert”, la chitarra tipicamente country di “Mesa Skyline” e quella maledetta armonica disperata di “The Judge”. Io non so esattamente come definire questo disco, sento mancarmi un vocabolario sufficientemente ricco per descriverne le sfumature sonore ed emozionali, per descrivere come pochi elementi di spicco che fanno riferimenti a numerosi ambienti musicali sono legati squisitamente grazie a una solida base di ambient allo stesso tempo angosciante e sereno, con la voce totemica di Bridget Bellavia a dare al tutto una profondità conica che è impossibile da non percepire come effettivamente fisica e tridimensionale.
Se non avessi buon senso considererei questo album un effettivo capolavoro, non per la sua effettiva capacità di restare nella memoria dell’ascoltatore, ma bensì perché con tutti i riferimenti che si possono cogliere che vanno dai Neurosis di Given to the Rising alla Björk di Medulla e Vespertine, passando per il country depressivo di Steve von Till, Panopticon e perché no? I nostrani Messa e poi Daxma e Pia Isa… tutto questo è dentro a An Evening Redness e il tutto è messo insieme da uno spirito che è impossibile non individuare nella poetica di Robert W. Service. Basta.
(Transylvanian Recordings, 2022)
1. Alkali
2. Mesa Skyline
3. Winter, 1847
4. The Judge
5. Pariah
6. Black Flame at the Edge of the Desert