Ben sei anni sono passati dall’ultima fatica in studio del trio texano Wo Fat, divenuto negli anni uno dei nomi di punta della scena stoner rock. The Singularity è il settimo disco, uno forse dei più sperimentali della loro carriera, che parte ovviamente dal tipico blues/stoner/doom degli esordi per farlo arrivare a qualcosa di più completo e dinamico delle quadrature tipiche del genere. Prendendo spunto dalle movimentazioni sonore del precedente Midnight Cometh i tre compagni si avventurano in un album dalle tracce decisamente lunghe e dilatate, liberando il proprio immaginario libero e desertico.
I quattordici minuti dell’intensa psichedelia ritualistica di “Orphans of the Singe” sfoderano ritmiche e percussioni ancestrali accompagnate dalla chitarrona doomeggiante ed un cantato sempre più distante e lisergico (lo spettro degli Sleep aleggia accondiscendente). L’attitudine è comunque più settantiana che non quella prettamente stoner/doom a cui il trio aveva abituato. Il suono è roccioso e caldo e musicalmente c’è un incrocio fra i Black Sabbath ed i Black Label Society sia per le melodie che per l’attitudine. Il disco è diviso principalmente in due: una parte è quella classica stoner mentre l’altra vede lunghe fughe acide. “The Snows of Banquo IV” vive su assalti arrembanti ed incendiari con dei muri di basso e batteria notevoli completando il tutto con gli assoli hendrixiani della sei corde mentre le mitragliate della title-track “The Singularity” e della metallitudine al vetriolo di “The Unraveling” (pregno di epicità solista) fanno il resto. L’allucinato deserto rallentato all’inverosimile dell’ipnotica “The Witching Chamber” è quasi un intermezzo ai due monoliti a nome “Overworlder” e “The Oracle”, rispettivamente di dodici e sedici minuti. La prima inserisce, a sorpresa, delle influenze funky/fusion nella chitarra mentre la seconda è un perfetto esempio di bilanciamento fra maestosità e groove senza che la noia arrivi mai a graffiare. Il vero punto di forza dell’album è il suo essere lungo senza avere riempitivi o cali di tensione riuscendo a mantenersi fresco e vitale durante tutto il tempo, cosa rara di questi tempi in ambito stoner/doom.
Forse il lavoro migliore, fino ad ora, dei Wo Fat!!!
(Ripple Music, 2022)
1. Orphans of the Singe
2. The Snows of Banquo IV
3. Overworlder
4. The Unraveling
5. The Witching Chamber
6. The Singularity
7. The Oracle