Quando uscì il debutto degli Stöner, Stoners Rule, furono in molti a storcere il naso ed in fin dei conti la nuova band che vedeva assieme Brant Bjork e Nick Olivieri dei Kyuss forse si meritava quella dirompente mole di critiche. Le aspettative erano molto alte per dei musicisti che avevano contribuito a plasmare lo stoner/desert rock ma tutto crollò miseramente nella peggiore mediocrità. Accompagnati nuovamente dal fidato Ryan Güt (che arriva dalla band solista dello stesso Bjork) alla batteria, i tre compagni ci riprovano e pubblicano questo Totally… che vede la presenza di due ospiti speciali alle chitarre ovvero Greg Hetson (Circle Jerks) e Mario Lalli (Yawning Man, Fatso Jetson). Il sound non è cambiato particolarmente ma stavolta è un po’ più variegato e curato profumando di band vera e propria che non di mero progetto “passatempo”.
Le derive acido/psichedeliche dell’opener “Party March”, per quanto non offrano nulla di nuovo, vivono di un groove velenoso che si insinua piano piano sottopelle dove si percepisce una maggiore ispirazione nei coinvolgenti assolo di Brant ed anche nelle vocals più energiche che fanno il loro egregio lavoro nel grezzume punk della successiva “A Million Beers”. Quel ritmo ipnotico in crescendo è un trademark tipico che era già stato usato nell’esordio ed in innumerevoli altri progetti eppure qui ha una veste più convincente come pure nei fumi blues di “Strawberry Creek (Dirty Feet)” che poggia su di un ottimale equilibrio. C’è sicuramente tanta furbizia e tanto mestiere e nessuno tenta di nasconderlo: “Space Dude & The Burn” ne è emblema, un puro e semplice manifesto ai Kyuss pieno di scorribande martellanti lisergiche ed aspre che esalteranno i fanatici ed allo stesso tempo verranno ripudiati da chi si aspettava di più. L’album prosegue fra incertezza ed idee dozzinali (l’insipida “Stöner Theme” o la quadrata “Driving Miss Lazy”) concedendosi qualche piccolo colpo di coda nelle chitarrone desertiche e negli arroganti bassi di “Turn It Around Now” fino alle ossessioni torbide di “Great American Sage”. Anche stavolta non c’è il grande salto ma solamente qualche piccolo miglioramento e coesione che danno al disco un’impronta più sanguigna però era lecito aspettarsi davvero qualcosa di più specie per dei musicisti di questo calibro.
Otto tracce che non faranno cambiare idea ai detrattori e nemmeno a chi ha sempre amato questo progetto. Oggettivamente parlando è innegabile non affermare che i risultati finali siano scarsi, seppure con esigui barlumi di speranza per un prossimo lavoro superiore. Piacevole (lo stesso esordio per il sottoscritto non era così orribile ed invito a riscoprirlo) e grezzo al punto giusto ed anche con i suoi difetti evidenti offre del sano intrattenimento.
(Heavy Psych Sounds, 2022)
1. Party March
2. A Million Beers
3. Strawberry Creek (Dirty Feet)
4. Space Dude & The Burn
5. Stöner Theme
6. Turn It Around Now
7. Driving Miss Lazy
8. Great American Sage