Sono una band davvero forte gli Huntsmen, che continuano imperterriti ad abbattere i confini che dividono il metal e il folk tradizionale americano. The Dying Pines è la nuova fatica che testimonia le loro intenzioni perché Mandala of Fear non bastava, ne serviva ancora.
Si parla di un EP, quindi qualcosa di molto conciso e succinto, ma tanto basta a far capire a chi ascolta che nulla è cambiato in casa Huntsmen, l’idea è sempre la stessa. Non c’è nulla di cui stupirsi in questo piccolo disco, occhio però, nulla di cui stupirsi, ma non per questo si tratta di un lavoro blando, al contrario: per tutta la sua durata la band sorprende l’ascoltatore con soluzioni chitarristiche estremamente folk, anche nel brano “Let The Buried Lie Forgotten” che è sostanzialmente l’unico brano completamente metal, ma solo nella forma perché lo spirito è assolutamente folk. Per chi non li conosce devo dire che non c’è nulla che riconduce a quanto fatto fino a ora dai Panopticon, qui la cosa è decisamente meno spirituale, diciamo che siamo su un territorio più popolato da gente a cavallo che da sciamani che comunicano con i pini. Io la butto sul ridere così tanto per, ma la verità è che The Dying Pines è un lavoro breve, ma con una progressione stilistica molto interessante in cui si parte da una opener totalmente acustica che solo ad ascoltandola evoca paesaggi incredibili, si prosegue da un pezzo di metal in pieno stile Huntsmen e si chiude con una “Carry On” che è una misto delle due cose, ma fatto bene accidenti, esattamente come il resto del disco.
Chiaramente, descrivendo questo disco saranno venuti in mente nomi come i Wilderun o Nechochwen, se non addirittura quel bellissimo album degli Zeal & Ardor, ma non è così, questa è un’altra interpretazione della faccenda, che va scoperta senza esitazione alcuna perché la possibilità di innamorarsene non è remota per nulla.
(Prosthetic Records, 2022)
1. The Dying Pines
2. Let The Buried Lie Forgotten
3. Carry On