Se seguite questa rubrica da abbastanza tempo sapete bene che spesso dedichiamo molte attenzioni anche a grindcore, hardcore e molti altri generi oltre allo screamo in senso stretto. Questo numero si focalizza maggiormente proprio su sonorità più aggressive e abrasive, in primis con una tripletta grind in varie sue sfaccettature firmata Bodyrot, Corvid Canine e Decay. Segue l’unica uscita propriamente screamo trattata, ovvero lo split tra Crowning e Naedr, mentre in conclusione troviamo il crust misto a black ‘n’ roll degli Oscuro Culto e l’hardcore tagliente dello split tra Hong! e Toast.
Articolo a cura di Davide Brioschi (Bodyrot, Corvid Canine, Decay), Jacopo Silvestri (Crowning/Naedr, Oscuro Culto) e Antonio Sechi (Hong!/Toast).
Bodyrot > Fleshworks
(Tape – Carbonized Records)
Un death metal dalle forti connotazioni grindcore quello dell’esordio dei canadesi Bodyrot, che senza remore decidono di presentarsi all’ascoltatore come dei mostri usciti dalle caverne, che comunicano in un incomprensibile idioma fatta di grugniti, urla e riff dalla linea difficilmente identificabile. Quattro brani veloci e senza esitazioni, un bordello figlio dell’hardcore più estremo che non vi farà certo saltare sulla sedia gridando al miracolo ma che vi faranno divertire se siete fan della roba più casinara che riuscite a trovare. “To The Bog” e “Comeuppance”, per dire due nomi, sono pezzi che fan bollire il sangue, pregni di quell’incazzatura che sembra quasi non sappia bene come esprimersi e che le prova tutte che caratterizza l’hardcore di qui sopra. Un esordio che non può non far venire l’acquolina in bocca.
Corvid Canine > HOW WE LIVE WHEN WE CANNOT SURVIVE
(Digital – Indipendent)
Ignorantissimo one-man-project statunitense, Corvid Canine propone un cybergrind dalle vocals quanto più caratteristiche del genere – acide e gracchianti – e ricco di “influenze” che vanno dallo shoegaze alla tastiera da videogame al dungeon synth. Uso il virgolettato perché dubito che di influenza si possa parlare se la suddetta consta in dieci secondi di chitarrina lenta o di tastiera opportunamente effettata su trenta secondi di canzone. Ma poco importa, i brani (undici per mezzo minuto circa ciascuno) sono tutti piacevolmente orecchiabili, hanno il gran pregio di riportare alla mente i primi Genghis Tron (ascoltate tutti Dead Mountain Mouth per l’amor di dio) e divertono come solo le curiosità scoperte a caso su Bandcamp sanno fare. Album grindcore ignorante ed originale che, per una volta, non si prende sul serio. Da ascoltare.
Decay > Decay
(Digital – Indipendent)
Dalle fetide paludi del Missouri si alza come un improvviso sfiato mefitico il rantolare dei Decay, giovane formazione deathgrind dedita al culto del casino più puro e ignorante. Riff death metal slabbrati e super-distorti e batterie che sembrano delle mitragliatrici sono, bene o male, tutto quello che troverete in questo brevissimo EP d’esordio. Undici tracce che si assestano sui venti secondi di durata media ciascuna, a formare una piccola collezione di schegge sonore di pregevole (per chi apprezza) fattura, proiettate a velocita da molotov attraverso i vostri timpani. Roba da ascoltare a volume alto – parecchio alto – e facendosi il minor numero di domande possibile, immedesimandosi nel culto della rabbia e del disagio messi in musica di cui i nostri sono Gran Sacerdoti.
Crowning / Naedr > Rayau
(Vinile – Zegema Beach Records, Left Hand Label)
Crowning e Naedr hanno unito le forze realizzando questo split, Rayau, edito da Zegema Beach Records e Left Hand Label, due etichette la cui qualità delle uscite è ormai una garanzia. Entrambe le band arrivano dal proprio primo full length pubblicato nel 2020, con cui si sono distinte come due dei nomi più interessanti della scena screamo internazionale, e le suggestioni dei lavori precedenti vengono consolidate con questa nuova uscita. Aprono lo split gli Crowning, sprigionando un’energia devastante. Lo stile della band da Chicago è possente, uno screamo viscerale, caratterizzato da elementi mathcore/metalcore e da un lavoro sia vocale che strumentale coinvolgente e raffinato. Finiti i loro quattro brani facilmente si vorrà riascoltarli, ritrovandosi nuovamente nel vortice rabbioso generato, ma la seconda metà dello split non è da meno. I Naedr, originari da Singapore, salutano con i loro tre pezzi un amico venuto a mancare recentemente, e lo fanno trovando il connubio tra l’energia dei colleghi statunitensi e una marcata impronta malinconica. I delicati giri in pulito donano alle composizioni sentori intimi e introspettivi, alternati a sfuriate graffianti. L’anima emotiva e grintosa delle due band trova una perfetta unione con questo split, il cui è ascolto è davvero consigliato.
Oscuro Culto > Ascension
(Vinile – Catábasis Records)
Ci si approccia ad Ascension e si nota subito l’artwork, con un cavallo immerso nel verde, un’immagine che infonde serenità, e fa pensare a generi ben diversi da quello proposto nei cinque brani. Quello degli Oscuro Culto, infatti, è uno di quei casi in cui le apparenze ingannano, e un’immagine così spensierata in verità ci presenta un EP furioso e maligno, in cui è vigorosa l’impronta dell’hardcore vicino a crust e black ‘n’ roll. L’originaria uscita di questo lavoro risale all’anno scorso, ma la spagnola Catábasis Records ne ha pubblicato una versione in vinile lo scorso 8 aprile, ed era giusto parlarne in questo numero vista l’ottima attitudine hardcore mostrata dai Nostri. Tutti e cinque i brani sono incalzanti e agguerriti, in un ascolto coinvolgente in tutta la sua durata e capace di regalare momenti che rimangono impressi come il finale energetico di “Cave”, galvanizzato da un blast beat e dei cori curiosamente ben inseriti. Dietro al nome degli Oscuro Culto ci sono Javier Cosmea (chitarra e voce) e Hans C. Rivero (batteria), entrambi musicisti attivi nella scena spagnola che anche in questo caso hanno convinto.
Hong!/Toast > Punk Cinta Damai EP
(Tape – West Ward Audio Visual)
Bene, il mondo è bello perché grande, ma nonostante la sua vastità non c’è buco o anfratto in cui la passione per il punk più rozzo e anti-musicale non abbia preso seggio. Questo split ne è l’inconfutabile prova. Due band di cui probabilmente in pochissimi da questa parte del mondo hanno sentito parlare. Hong! e Toast entrambe band Indonesiane hanno unito le forze per dare vita a uno split che definire breve è un eufemismo. Le due band hanno a disposizione tre pezzi a testa, quindi sei, per un totale di cinque minuti. È davvero impossibile prendere le due proposte e analizzarle singolarmente perché a conti fatti le due band non hanno nulla da offrire se non tanta, ma tanta ignoranza indiscriminata. L’unica cosa che li differenzia sta nel fatto che gli Hong! sono decisamente più violenti e vicini a un hardcore di scuola Youth Of Today, con distorsioni e compagnia, mentre i Toast, la cacofonia che provocano è fatta senza distorsioni, ma non per questo sono da ritenere morbidi, al contrario, mi viene in mente che potrei definirli come una sorta di The Hives strafatti di sali da bagno. Nessuno dei sei pezzi in questo split supera mai il minuto di durata, va da sé che si tratta di qualcosa che dice quel che ha da dire senza dilungarsi in troppi voli pindarici, anzi in nessuno di questi. Ma questa è la parte bella. È un’occasione per sentire del sano hardcore nella sua forma più primordiale e oltranzista, cosa che è andata ormai persa da tempo.