Quello di Le Piccole Morti è un percorso difficile da definire. In costante movimento, il quintetto emiliano continua a cambiare direzione, aggiungendo qualità e quantità al proprio lavoro. Segno di una padronanza e di una forte dose di intraprendenza che li stanno portando a ritagliarsi un proprio spazio in un contesto sonoro come quello italiano sempre più saturo e di difficile lettura. Li avevo lasciati al precedente Afterdark che era già un primo passo verso un qualcosa a cui si stanno avvicinando disco dopo disco e che risponde al nome di identità. È proprio qui, nella ricerca di una propria fisionomia, che trovo il fulcro intorno a cui il progetto si muove. Una ricerca che per assurdo non vuole avere punti di riferimento e preferisce lasciare che sia la libertà di azione a dettare volta per volta le coordinate verso cui muoversi. Le Piccole Morti è esattamente questo: un qualcosa che non riesce a restare confinato in un territorio e preme per andare a sperimentare altrove, senza paura di cadere o di lasciare interdetti gli ascoltatori.
Tre movimenti al nero riprende l’idea multimediale che aveva dato vita a Afterdark: il tentativo di coniugare musica e fotografia, nello specifico, riferendosi anche al romanzo di Haruki Murakami da cui hanno ripreso il titolo, per dare multidimensionalità agli scatti notturni di Tokyo del loro concittadino Gabriele Lei. Con questo nuovo EP, al momento disponibile solo nella veste digitale, cui seguirà però molto presto anche quella fisica, Le Piccole Morti accompagnano l’installazione artistica Eclissi dell’artista modenese Alice Padovani, con cui il gruppo ha stretto un sodalizio da un paio d’anni, e che vede la sublimazione con questa loro collaborazione. I tre movimenti in cui è diviso il disco rappresentano tre differenti approcci alla paura e a ciò che ne consegue in termini di reazioni emozionali.
Frutto di una improvvisazione in presa diretta sono da un punto di vista sonoro slegati solo in apparenza. Il concetto di base resta forte e ben individuabile e poco importa se si passa dal minimalismo del primo alla musica concreta del secondo e alla psichedelia del terzo. Resta sempre e comunque viva l’anima del progetto che ci proietta verso una chiave di lettura cangiante, come a volerci dire che la soggettività delle nostre reazioni davanti alla paura non può e non deve essere standardizzata. Ogni brano rappresenta anche all’interno di sé stesso un diverso e difforme approccio, quasi sincretico che esula dalla razionalità, esattamente come se ne sono alienati Le Piccole Morti nel momento in cui hanno realizzato la sonorizzazione, lasciando fluire le proprie emozioni, senza filtri. Anche al netto di una chiave di lettura che non può prescindere dall’assenza della componente visiva Tre movimenti al nero è un album che ha una sua valenza qualitativa non poco intrigante.
(Autoproduzione, 2022)
1. I Movimento
2. II Movimento
3. III Movimento