I Gospelheim sono una giovane band originaria di Manchester formatasi nel 2020. Nonostante la pandemia e le ormai note restrizioni questi ragazzi sono riusciti a registrare il qui presente debutto, Ritual & Repetition, lavoro che sorprende in positivo e che lascia presagire un gran bel futuro per il combo.
Prendete Beastmilk, i Paradise Lost più tendenti alla melodia, il dark rock sia nelle sue forme più melense che in quelle più piacione e roboanti; unite a questo poi certe intuizioni a cavallo tra il black metal e l’orecchiabilità dei Todtgelichter, il saper essere sfrontatamente accattivanti dei Ghost, e un’estetica che a giudicare dalla cover potrebbe portare a pensare ad un gruppo post-black metal… Tutti questi ingredienti e forse altri che ci sfuggono possono darvi un’idea di cosa vi aspetta se decidete di apprestarvi all’ascolto di questi otto pezzi. I Gospelheim viaggiano sparati con la disinvoltura di chi è sulle scene da anni e sa cosa vuole il pubblico (peccato che, lo ripetiamo, si parla di un gruppo al suo debutto), e brani come “Hope Springs Infernal”, “Satan Blues” e soprattutto “Praise Be” (i tre pezzi posti in apertura, se escludiamo una breve parentesi strumentale) sono un biglietto da visita più che sorprendente. Ombrosa, sinistra e così gothic la prima, più sfacciata la seconda, con un taglio orecchiabile che si fa però completo e grandioso con “Praise Be”, un brano più rallentato, quasi gothic doom, teatrale, dimesso ma incredibilmente accattivante (non a caso è stata scelto come singolo). Le tre canzoni citate sono utili anche per avere un quadro delle capacità dei Nostri: due voci, quelle di Ricardo e Coco, che si uniscono, si fondono e si separano con gran naturalezza all’interno dei vari pezzi, supportate da linee melodiche che, tenendo sempre ben presente il gothic, rimbalzano di continuo tra riff più orecchiabili e rock e partiture più fredde e metal. Per non parlare di basso e batteria poi, a loro agio sia nelle ritmiche lente e cadenzate sia nelle accelerazioni improvvise e travolgenti ai limiti del black. Si procede spediti con “Into Smithereens”, momento questo che ci ha portato alla mente certe cose dei già citati tedeschi Todtgelichter, seppur con una maggiore propensione verso il catchy, che si ripropone anche con la successiva “Voyeuristic Schism”, alle quali fa da contraltare la più ragionata “Valles Marineris” prima di chiudere il tutto con l’elaborata e dinamica “The Hall of the Unconsumed”, un brano che di fatto riassume un po’ i tanti elementi finora tirati in ballo.
Non possiamo che giudicare positivamente l’operato dei Gospelheim, che con Ritual & Repetition hanno rifilato una vigorosa spallata al mercato discografico dando alla stampe un disco ricco di spunti e interessante, in grado di unire sapientemente l’orecchiabile, la melodia, il gothic, accenni di black metal e di doom, risultando comunque credibile e mai prolisso. C’è da lavorare su qualche piccola asprezza, ma se il buongiorno si vede dal mattino potremmo aver appena conosciuto un gruppo dalle grandi potenzialità. Si parla di una band che per scelte stilistiche ha la capacità di coinvolgere un pubblico ampio, un po’ come di fatto sono riusciti a fare nel recente passato i già citati Ghost, con stavolta però un minor rischio di dividere i giudizi degli ascoltatori. Lasciamoli lavorare con calma e vediamo cosa partoriranno con il prossimo album, intanto godiamoci questo Ritual & Repetition!
(Prophecy Productions, 2022)
1. Hope Springs Infernal
2. Satan Blues
3. Lux Ephemera
4. Praise Be
5. Into Smithereens
6. Voyeuristic Schism
7. Valles Marineris
8. The Hall of the Unconsumed