Quando ci si appresta a parlare di un disco, quando si cercano le parole giuste per cercare di presentarlo ai lettori di una possibile recensione, spesso si è portati a cercare di incasellare il lavoro in uno o più generi, questo per dare una cornice dentro la quale poi sviluppare la recensione. Quando non si riesce a trovare il genere più consono si può cercare un appiglio nelle affinità musicali con altri gruppi/artisti, così da facilitare il lettore nella sua opera di avvicinamento al disco trattato. Ma ci sono alcuni casi in cui si ha a che fare con Artisti che rifuggono ogni possibile catalogazione o somiglianza, e allora il tutto si complica… Ecco, HerPoisonedVeil è uno di questi casi. Si tratta di un progetto ad opera del polistrumentista Antonino Sechi, il quale sin dal primo vagito musicale ha dichiarato di volersi cimentare in qualcosa in grado di liberare la sua creatività, rinunciando ad etichette auto-confinanti e dando libero sfogo alla sua fantasia musicale. Il (secondo) risultato che abbiamo tra le mani è questo II – All Is Left Behind, un album lungo, sfaccettato, complesso, che forse anche a causa della sua durata presenta qualche passo falso, ma che in generale presenta al pubblico un Artista dall’indubbio talento, un po’ indigesto forse, ma di fatto rientra nella sua scelta quello di essere un boccone non da tutti.
Tematicamente abbiamo tra le mani una sorta di percorso di formazione nel quale il protagonista delle vicende, stanco di vivere in un mondo nel quale non si riconosce più, parte alla ricerca di un’utopica città ideale, ma il contrappasso per raggiungere questo Eden sarà il sacrificio di quanto ha più caro. Il linguaggio musicale scelto dal buon Sechi è un modern metal che nella sua capacità di fondere un ampio spettro di generi può ricordare gli Strapping Young Lad: attenzione, non troverete nulla delle sonorità di Townsend in questo II – All Is Left Behind, ma il paragone può essere utile per capire l’eclettismo alla base del lavoro del Nostro. Death metal melodico di stampo scandinavo, progressive algido ma mai troppo ampolloso, strappi rabbiosi ai confini del punk-crust, black metal atmosferico e a tratti polveroso dal passo blando che può portare alla mente il mai troppo compianto David Gold e i suoi Woods of Ypres, momenti più dimessi e pacati che flirtano con il folk più malinconico… Questo e altro costituisce la ricetta che HerPoisonedVeil decide di servirci, diciamocelo, sbattendosene abbastanza dello stato di agitazione che può provocare nell’ascoltatore svariando di continuo generi, ritmiche e strutture. Ma come già anticipato il tutto tiene botta nella quasi totalità dei casi, soprattutto quando il Nostro decide di concentrarsi maggiormente sui climax e sulle atmosfere mettendo da parte velocità di esecuzione e assalto senza compromessi. Non ha molto senso andare a pescare una traccia piuttosto che un’altra, e il motivo è presto detto: la loro diversità va a braccetto con la sensibilità dell’ascoltatore. L’amante del melodic death metal apprezzerà senza dubbio le progressioni “à-la Dark Tranquillity” epoca Projector che costituiscono la spina dorsale di molti brani, e potrebbe andare a criticare quei momenti più pacati e di sviluppo lento che invece costituiscono utili pause strutturali e funzionali all’opera del Nostro, e che magari sono state mutuate dal black più atmosferico o dal metal sghembo e cervellotico dei Tool.
Tirando le fila del discorso, consigliamo questo II – All Is Left Behind? Sì, assolutamente. HerPoisonedVeil merita attenzione in primo luogo per la scelta coraggiosa di tirare dritto per la propria strada in barba a platoniane categorie che potrebbero andare a limitarlo. In secondo luogo è un Musicista che sa il fatto suo, e che quando non si perde in arabeschi forse un po’ confusi o staccati dal contesto canzone che sta sviluppando riesce davvero a comunicare qualcosa. E in terzo luogo per la qualità della musica trattata, oggettivamente intrigante e dal taglio decisamente moderno. Ci sono delle asprezze che dovrebbero però essere livellate, e si dovrebbe cercare forse una maggiore incisività, ma immaginiamo che tutto ciò sia una diretta conseguenza dello strabordante estro creativo del Nostro. Diamo tempo al Sechi, lasciamolo lavorare, magari per sviluppare maggiormente una sintesi che ancora non sembra possedere, ma in prospettiva potremmo davvero vederne e sentirne delle belle con questo progetto.
(Autoproduzione, 2022)
1. Introducing The Whole Left Behind
2. (When) The Light Went Out
3. Chromo Sapien
4. A Frightened Man
5. Glass Shadows
6. Those Hills Are Eternal
7. Dream Land
8. Remember Something Unhappened
9. Forgotten Future
10. Empty Jar (No Return)
11. I, Desert Whisperer
12. Diary Of A Dead Man
13. Illusions
14. I Finally Get There
15. Dismiss