C’è un momento in cui le cose cambiano, e prendono una piega che non lascia margini di ripensamento. Si innesta un meccanismo che finisce irrimediabilmente col portarti a rivedere quelle che sono le dinamiche intorno a te. È un qualcosa con cui sai perfettamente di doverti confrontare. Lo hai messo in preventivo da tempo, anche se, poi, hai finito per fingere di non ricordarlo.
Il giorno in cui ti rendi conto che, continuare a calpestare quell’intelligenza che ti ha permesso di costruire e modellare la tua esistenza, non è più sopportabile, capisci che davvero non è più possibile procrastinare la necessità di prendere una posizione definitiva, con cui tentare di salvaguardare quel poco di dignità che ti è rimasta. Scegliere di non scegliere, girandoti dall’altra parte, è un atteggiamento di comodo che non può durare all’infinito. In nome di quell’onestà intellettuale che hai spesso rivendicato ti vedi costretto ad accettare l’unica logica conseguenza di tutti quegli atteggiamenti ottusi che non hai più voglia di continuare a sopportare.
Diventa inaccettabile anche il solo pensare di confrontarsi con persone che fanno dell’ottusa, cieca e totale adesione ai dogmatismi la propria ragione di vita. Meno che mai se tutto questo accade in ambito musicale. Infinite e sterili polemiche intorno al nulla eletto a verità soprannaturale, a oro colato da guardare in devota adorazione estatica, come fedeli in preda a spasmodiche manifestazioni extracorporee di fronte a un culto messianico.
Detto che, gli assolutismi, indipendentemente dal contesto, sono da fuggire sempre e comunque, e che la necessità di crearsi degli idoli a cui donare l’anima è un atteggiamento che dopo la quinta elementare dovrebbe essere considerato passibile di reato penale, veder infettato anche l’ambiente musicale significa una cosa sola. La fine è molto più vicina di quanto si potesse pensare. Quando anche la logica viene sacrificata sull’altare della purezza non c’è molto da fare. È il momento di andare, lasciando che i porci continuino a grugnire da soli nel loro stabbio.
Anche perché, di recinto a tutti gli effetti si tratta. I sommi profeti si ergono a difesa di un territorio di cui si sentono gli assoluti padroni. Peccato per loro che, nella realtà delle cose, non ci sia nessuna aggressione altrui. La guardia armata che pongono in atto non serve a nulla. Meno che mai a scongiurare gli assalti di fantomatiche figure mosse dalla voglia di sottrarre loro il predominio ideologico. Nessuno ambisce a nulla di tutto questo.
Hai sempre pensato che le discussioni calcistiche fossero le più becere, insignificanti e dannose, ma soprattutto squallidamente prive di qualunque tipo di contenuto, e invece ti devi ricredere. Con la musica si arriva ancora più in basso. Come nel recente caso in cui ti sei visto scorrere davanti agli occhi scambi di invettive tra chi idolatra il black metal come movimento ideologico ancor prima che musicale e chi pensa (ingenuamente) di poter dare un’opinione, ma ha insito il peccato originale di non viverlo come imprescindibile, considerandolo solo un genere musicale, e nemmeno dei migliori.
Per fortuna la vita reale è ben altra cosa. Ma è altresì vero che pensare che costoro credano veramente in quei valori che furiosamente difendono, ci porta a un livello di drammaticità epocale. Oggi, duemilaventidue, quasi duemilaventire, siamo alle prese con un qualcosa che potrebbe risultare ridicolo se non fosse in realtà tragico. Pensare che in Italia ci sia qualcuno che inneggia alla “purezza” del black metal è angosciante e sconvolgente. Meno il fatto che sia sempre la solita parte politica a portare avanti queste idee bislacche. Ma questo è un altro discorso, di cui prima o poi parleremo. Anche solo per provare a capire se siano i fascisti ad essere idioti o se sia il contrario.
Non ho mai pensato di condurre un’esistenza privilegiata. Anzi, il contrario, soprattutto per il carico mentale che il mio lavoro mi obbliga a sostenere. Ma ora mi rendo conto che sì, sono fortunato. Ho altro da fare e a cui dedicare tempo ed energie, anziché perdermi in inutili conversazioni che girano intorno all’intangibilità di argomenti da quinta elementare. In cui, tra l’altro, non sono minimamente ammesse opinioni discordanti. Siamo riusciti nella non facile impresa di trasformare la musica da strumento socializzante e aggregante in arma divisiva. Complimenti vivissimi.