Far convivere più generi contemporaneamente non è mai semplice e non sono pochi i casi dove si assiste a forzature impossibili. Nella piccola città svedese chiamata Lysekil, nel 1996, nascono i Mammoth Volume e si pongono l’audace idea di unire lo stoner rock (all’epoca viveva un florido periodo) ed il progressive rock con tutto quello che ne consegue fra stacchi jazz, intermezzi folk e complessità strumentale. Nel 2001 la band fa il salto di qualità con l’ottimo A Single Book of Songs By che però li porta poco dopo ad uno stop di parecchi anni per poi ricomparire quasi vent’anni dopo per iniziare le registrazioni che portano a questo The Cursed Who Perform The Larvagod Rites che porta parecchie novità nelle sonorità del combo nordico denotando una forte voglia di rivalsa e di rinascita.
Si decide di abbandonare di molto le sfuriate stoner rock alla Kyuss ed in generale quasi tutta la componente più aggressiva per dedicarsi ad una musica parecchio intricata ed elaborata ai limiti del cervellotico esasperato. Il guitarwork si innalza tecnicamente a livelli esagerati e complessi (“The Kuleshow Effect”) diventando ora robotico alla maniera dei Queens Of The Stone Age (la tristemente banale “A Lullaby of Doom”) o a volte melodicamente deviato (“Medieval Torture Device“). Purtroppo tutta la band finisce volutamente in un labirinto mentale perdendosi nelle sue stesse composizioni. Il pastone cerebrale a nome “Diablo IV” con quelle terribili tastiere modello videogame 8bit distrugge anche le buone ritmiche in continua evoluzione ed il buon cantato dal sapore grunge che ha una buona dose di energia ma non è un caso isolato. La schizzata “The Lightwedge 60’s Race, Zombie Piccolos and the German”, che ricorda i The Sword, si attorciglia su sé stessa buttando troppa carne sul fuoco mentre si precipita anche nella ripetitività come nello space rock acido a nome “Want to Join Us? Come Back Later!” (gli inserti folkeggianti paiono messi a caso). Curiosamente l’efficacia si raggiunge nella diretta e melodica “Osteoporos” oppure nella fresca modernità di “A King and a Tyrant” dove convivono armoniosamente atmosfere settantiane ed odierne. Salgono alla mente altri dubbi sulla fin troppo lunga “Diablo V – Lanternsong”, ballad acustica e pastorale con chitarre delicate e flauti che però perde presto il potenziale.
Non si sa cosa sia passato in testa a questi amabili svedesi ma la lunga assenza ha portato a risultati discutibili. Forse è solo un album di passaggio. Si vedrà in futuro.
(Blues Funeral Recordings, 2022)1. The Kuleshov Effect
2. Diablo IV
3. Medieval Torture Device
4. Want to Join Us? Come Back Later!
5. Osteoporos
6. The Lightwedge 60’s Race, Zombie Piccolos and the German
7. A King and a Tyrant
8. A Lullaby of Doom
9. Diablo V: Lanternsong