Tra le tante cose inutili con cui combatto quasi quotidianamente, torna spesso a trovarmi l’idea di dare una risposta, che possa suonare, non dico definitiva, ma quanto meno soddisfacente, alla domanda che da anni mi pongo a fasi alterne, e cioè: quale sarà il sound del futuro? Impossibile non ritrovarsi nuovamente a ragionare sull’argomento mentre nelle orecchie pulsa un album come Digital Red dei .gif from god. Non ho ovviamente idea nemmeno questa volta di come poter riuscire a risolvere il quesito, ma di certo, dopo i venti minuti che il sestetto statunitense mi ha scaraventato in faccia, ho senza dubbio le idee più chiare su quella che posso pensare di considerare come la musica del presente. Quella cioè che guarda alla commistione (unica strada per non morire di noia e di apatia, e non solo in ambito musicale) e che considera l’ambiente circostante, quello post-industriale, come parte integrante del suono proprio perché è ciò che risuona nelle nostre orecchie quotidianamente, mostrando il suo lato più schizofrenico.
Digital Red è la sintesi di quanto detto finora. Un condensato di intensità travolgente che fa della follia il suo punto di forza. Un coacervo di scelte sonore azzeccatissime che trasuda (ultra)violenza. Un album solo apparentemente caotico, che col tempo e con gli ascolti diventa lineare come pochi altri. E non solo perché a noi piace crogiolarci nel caos in ogni sua forma, ritenendolo l’unico modo che conosciamo per esorcizzare la paura e cioè creandone di nuova a nostra volta, ma perché quello rappresentato dai .gif from god è un progetto a cui guardare davvero con molta attenzione. Ad una condizione però, quella di liberarci dalla voglia di collocarlo in qualsivoglia sottogenere. Farlo non avrebbe senso, proprio per il fatto che significherebbe cercare di rendere statico un qualcosa che fa del dinamismo il suo carattere essenziale.
A fine ascolto che cosa resta? Sicuramente un malcelato senso di tensione che non accenna minimamente a scemare, anche quando le nostre bistrattate orecchie iniziano a familiarizzare con il silenzio in una doverosa catarsi che possa permetterci di elaborare un album realmente abrasivo che ci spinge a riconsiderare i confini del termine “noise” applicato alla musica. Chiudiamo restando in ambito personale come abbiamo aperto. Se guardo in questo momento Digital Red, mi piace pensarlo come la rivisitazione contemporanea del mai dimenticato grindcore con cui sono nato musicalmente. E mi scende una lacrimuccia mentre lo penso, lo dico e lo scrivo.
(Prosthetic Records, 2023)
1. knife goes in, guts come out
2. a kiss for every hornet
3. the cow’s meow
4. youth medium: child psychic
5. meat_man meets man
6. dream futures