Guardiamo spesso alla Scandinavia come al migliore dei mondi possibili, senza però possedere quelle conoscenze che ci permettano di avere le idee chiare. La società nordica, svedese in questo caso, non è assolutamente quell’eden che pensiamo. Ce lo racconta la storia di Klara Andersson, alias Fågelle, che con questo suo secondo album, dopo il debut del 2019 Helvetesdagar, apre uno spaccato sulla realtà della donna nell’incantato nord. Situazione intollerabile che l’ha costretta ad emigrare in Germania per trovare uno spazio in cui “respirare” e tornare a sperimentare quelle sonorità che l’asfissiante fiscalità dello stato svedese non le permetteva di (ri)trovare, schiacciata in un ruolo che le tradizioni scandinave le avevano cucito addosso. Den svenska vreden, traducibile con “la rabbia svedese”, è il resoconto di questa sua ribellione, nata dalle ceneri di una rabbia interiore covata per anni. Una rabbia, frutto delle costrizioni sociali, che le ha permesso di realizzare un album di grande intensità, che però non guarda alla somatizzazione dell’insofferenza deflagrando, ma al contrario, guarda all’intimismo sonoro.
Il disco, uscito ad inizio anno per Medication Time Records, è un concentrato di suoni algidi ma caldissimi, che fa della ricerca della bellezza da un punto di vista lirico il suo punto di partenza. Un album carico di dettagli e sfumature, potente ma, come detto, molto delicato, che esplora paesaggi isolati muovendosi a cavallo tra armonia e rumore. Realizzato con field recordings, campionamenti ed elettronica, Den svenska vreden ci porta in un mondo ipnotico, senza tempo, andando a toccare da vicino l’anima di ognuno di noi, in cerca di quella carica emotiva ricca di misticismo che nascondiamo nel profondo. Trascendente, magnetico e per certi versi ritualistico, il disco trascende la musica in quanto tale per passare ad un livello successivo, superiore, nel quale straziare l’intimismo crepuscolare in cerca della catarsi interiorizzante.
Cupo ed elegante, Den svenska vreden è il manifesto di un’angoscia esistenziale e rappresenta, come sottolinea la stessa Andersson, “un’intensa sensazione di vulnerabilità di fronte alle ambizioni e ai sogni per il futuro”, che riesce a trasformare la rabbia in interiorizzazione, grazie all’illuminante luce del buio di cui siamo fatti. E in un mondo in cui la luce è quasi assente, mi piace concordare con lei quando afferma che “niente brilla come ciò che non si può raggiungere”.
(Medication Time Records, 2023)
1. Jetzt
2. Ingenting
3. Kroppen (feat. Thåström)
4. Slavar
5. Aldrig mera här
6. Min yttersta punkt
7. Tredje långgatan tretton
8. Fåglar
9. Den svenska vreden
10. Kär i vem som helst
11. Jag går när jag är klar