Solace è la quarta fatica per gli statunitensi REZN, il primo che si sposta dai territori a cavallo tra doom e psichedelia, prendendo una direzione decisamente favorevole a quest’ultima. Pur essendo, come sempre, caratterizzato da un approccio sonoro fortemente monolitico a livello di compattezza, l’album si caratterizza però per una sterzata netta verso lidi più eterei, dove la pesantezza opprimente del loro sound lascia sovente spazio ad una calma quasi lisergica. Non si tratta di una mutazione a tutti gli effetti: sono ben presenti quegli elementi che hanno caratterizzato la storia dei quattro ragazzi di Chicago. La differenza, rispetto al passato, è che si intravede il tentativo di inserire elementi (per loro) atipici. Tentativo che pare assolutamente riuscito, non fosse altro per il fatto che la loro introduzione sposa l’intelligente idea di farlo senza forzare troppo la mano, senza quella voglia di voler per forza stupire. Tentativo che mostra una band che ha capito, e assecondato, l’esigenza di aprirsi una nuova strada.
Solace è un disco che possiamo senza dubbio inquadrare come più riflessivo, ma anche più maturo. Segnale che ci porta a guardare ai REZN come ad un progetto che mostra una crescita soprattutto a livello di consapevolezza: dopo tre album in tre anni, l’essersi presi altrettanto tempo per partorire questo Solace guarda proprio in questa direzione. Synth, piano, flauto e sax contribuiscono a dilatare il sound della band, per un viaggio che per certi versi risuona come una sorta di “trance”. Elegante nel suo incedere, l’album si stacca dai canoni del metal tradizionale, flirtando con quella delicata e sofisticata psichedelia che ci porta a spasso la mente.
Un crescendo costante, brano dopo brano, molto ben concepito e molto ben eseguito, supportato da un’ottima produzione che valorizza ogni passaggio, anche quelli apparentemente secondari, ma che, nell’economia totale del disco, sono importantissimi. Solace è un passo avanti decisamente audace, ma non improvvisato. Studiato alla perfezione, per sublimare quella necessità di cambiamento che molti altri per pigrizia fingono di non vedere.
(Off The Record Label, 2023)
1. Allured by Feverish Visions
2. Possession
3. Reversal
4. Stasis
5. Faded and Fleeting
6. Webbed Roots