Sono i primi momenti del Venezia Hardcore, la gente sta arrivando, anche noi siamo appena arrivati e ci si lancia all’istante dagli Implore che ci chiedono di lasciare che sia terminato il paninastro e poi giù con le chiacchiere.
Anzitutto sono molto contento di potervi intervistare e soprattutto volevo farvi i miei complimenti per il vostro ultimo disco che a me è piaciuto veramente tanto. Ecco, a proposito di The Burden Of Existence: l’ho trovato molto diverso da Alienated Despair, ma molto più simile a Depopulation.
Eduardo (chitarra): Sì, ma questo perché con Alienated Despair volevamo fare un disco più diretto, l’abbiamo scritto e registrato in 2/3 mesi perché volevamo che fosse onesto, crudo. Con The Burden Of Existence, invece, abbiamo voluto lavorare molto e prenderci il tempo necessario, ci sono pezzi a cui ho lavorato per due anni. Poi non abbiamo registrato in uno studio ma in una casa, abbiamo allestito una sorta di home recording, e ogni tanto c’era così tanta neve da impedirci di uscire, quindi ci riposavamo.
Gabriel (voce): Sì, la situazione era decisamente più tranquilla, eravamo molto più concentrati in quello che facevamo.
Eduardo: Comunque trovo interessante che associ The Burden Of Existence a Depopulation perché in quel disco a parte Gabriel la line-up era completamente differente.
C’è una cosa che mi preme chiedervi dal momento che voi venite da fuori: come vedete la scena italiana voi?
Eduardo: Secondo me c’è una scena potente e poi c’è un certo interesse anche per noi che veniamo da fuori visto che se non fosse stato per la pandemia avremmo suonato praticamente ogni anno in Italia.
Gabriel: Abbiamo anche una bella amicizia con la gente di questa zona (parla del Veneto).
Eduardo: Mi sento in dovere di citare Samall di Trivel, ha fatto la differenza per noi qui in Italia, dal momento in cui ci siamo conosciuti ha creduto molto in noi e ci ha voluto spingere.
Gabriel: Ma poi noi siamo anche più simili a voi che ai tedeschi, essendo io argentino e lui spagnolo….
Eduardo: comunque sia avete una scena forte, anche perché noi vediamo in giro band italiane che fanno cose importanti e gli Slander ne sono un bell’esempio, mi vengono in mente anche i Fulci che sono una band incredibile, girano per gli Stati Uniti e se lo meritano.
Volevo sapere se per voi questo festival è coeso, per quanto riguarda le band in scena.
Eduardo: secondo me il Venezia Hardcore è una bella dimostrazione della strada che ha preso l’hardcore, dato che è più aperto. Mi spiego, oggi è difficile trovare una band più o meno nuova che faccia puro hardcore e mi piace, cioè, ce li abbiamo già gli Hatebreed. Questa musica sta diventando sempre più vasta e soprattutto inclusiva, io vendo molta più gente di colore e donne e dobbiamo celebrare e incoraggiare questa cosa perché lo sappiamo tutti che l’hardcore è sempre stato molto maschile e bianco, mentre ora vedo in giro band come gli Zulu.
Sì confermo, anche se tutt’ora se chiedi in giro riguardo l’hardcore quasi tutti hanno in mente Henry Rollins e basta…
Eduardo: e non c’è niente di più bianco di Henry Rollins.
C’è qualche band con cui siete felici di suonare assieme?
Eduardo: Allora, siamo molto dispiaciuti di non essere qui domani perché avremmo suonato molto volentieri con i The Secret, gli High Vis, che apprezzo molto, e i Bongzilla… però son contento di suonare nella stessa giornata degli Hide, e sono felice che siano stati chiamati a suonare qui per il discorso di prima, sono completamente diversi musicalmente ma per il contesto sono perfetti ed è giusto così. Anche perché poi (e mi scuso perché sto portando avanti l’argomento di prima) è così che si instaura un ciclo di conoscenza da parte del pubblico ed è così che band come loro, diversi da quello che è un canone di hardcore, vengono notate di più. Poi ti dico, sono contento di vedere gli Arma X anche se c’è rivalità sul calcio visto che io sono di Barcellona e loro di Madrid.
Bene, io direi che abbiamo terminato, vi auguro una buona giornata e ci si vede sotto il palco.
Eduardo: Grazie della chiacchierata, ci vediamo in giro.