Di certo non scopriamo adesso il ruolo fondamentale della musica (e tutto ciò che le gira intorno) nei paesi scandinavi. È comunque impressionante la quantità e la qualità di nuove uscite che arriva da lassù. A ulteriore conferma di tutto ciò, appunto, è l’interessante e originale proposta dei norvegesi Gåte, gruppo con una lunga storia (si formano nel 1999, la prima uscita discografica risale al 2000 e poi vivono una lunga pausa dal 2006 al 2017 per poi riunirsi) e con un importante seguito in patria conquistato grazie a esibizioni live coinvolgenti e convincenti. La band, capitanata dai fratelli Sundli (Sveinung a violino e tastiere – che ha però lasciato il gruppo da pochi mesi, e la cantante Gunnhild) si contraddistingue per un intrigante mix tra folk, rock, metal ed elettronica che riesce a entusiasmare sia per la ricercatezza della proposta che per la preparazione dei quattro a livello compositivo ed esecutivo e, infine, per un elevato tasso di ascoltabilità e freschezza. Nel promo kit si citano i Wardruna per inquadrare la proposta dei Nostri ma non troviamo la cosa troppo corretta. È vero che i precedenti lavori Til Nord e Nord, usciti tra aprile e dicembre 2021, erano interamente acustici e quindi l’uso di strumenti tradizionali e certe sonorità e armonie poteva in qualche modo richiamare l’ensemble capitanato da Einar Selvik e altri progetti (Heilung, per esempio) ma i Gåte fanno qualcosa di diverso, come dimostrano con questo EP di cinque pezzi. Se proprio vogliamo vedere dei collegamenti viene da pensiare ai quasi concittadini 3rd & the Mortal nei loro brani meno ostici ma è proprio per dare un minimo inquadramento filologico.
Il disco si apre con “Hamløypar” e la sua intro a base di munnharpe (lo scacciapensieri nostrano). Questo non è altro che un breve ponte con le uscite precedenti visto che, subito dopo, chitarra distorta e batteria ci fanno capire dove andremo a parare. Il pezzo è potente e permette subito all’incredibile voce di Gunnhild di darci un assaggio delle sue capacità. È innegabile che la prestazione vocale è di quelle che ci fa rimanere a bocca aperta e la mostruosa conferma arriva con il pezzo successivo, a nostro avviso il migliore dei cinque. “Ulveham” parte, dopo i vocalizzi della cantante, con un ritmo folkeggiante (e anche un po’ fricchettone a dire la verità) ma sono il crescendo e il successivo ritornello che ci mandano in brodo di giuggiole. Polifonie, richiami a canti tradizionali e addirittura screaming (a nostro modesto avviso un manuale di canto moderno, verrebbe da scomodare persino Demetrio Stratos o Diamanda Galás…) che si adagiano comodamente su un bel pezzo epicheggiante ma dall’alta fruibilità. Il tempo di rilassarci un po’ con “Førnesbrunen”, il brano più lento dell’EP dove comunque sono presenti gli elementi della proposta dei Gåte che abbiamo visto fino a qui (bello il finale un po’ più mosso con il piano sognante su cui si vanno a stratificare strumenti e voce). Tocca poi a quello che è il singolo tratto da Vandrar, ossia “Svarteboka”, pezzo che vede la collaborazione dei Djerv capitanati da Agnete Kjølsrud, già guest vocalist con Dimmu Borgir, Kampfar e Solefald. Anche questo caso pezzo si presterebbe bene a passaggi in radio (ehm, magari…) e che immaginiamo con grande resa live. A chiudere “Skarvane” dove forse viene fuori l’anima più elettronica che, anche stavolta, riesce bene a mescolarsi con tutte le altre sfaccettature che i nostri padroneggiano con sicurezza e bravura.
Bella quindi la prova, anche di forza, dei Gåte che, dopo la parentesi più marcatamente folk tornano con il loro peculiare mix di influenze musicali che li fa spiccare nel panorama del rock/metal scandinavo. Sale la curiosità quindi per un prossimo full-length che non vedrà in formazione il loro maggior compositore (va detto che i restanti membri sembrano avere le spalle larghe). Come è evidente dalla recensione (come spesso accade nell’Europa del nord) stiamo parlando di musicisti preparatissimi, dalla grande cultura musicale e senza schemi prefissati. Va da sé che le luci del palcoscenico se le prende spesso la cantante Gunnhild con la sua voce potentissima, sempre in controllo, che non disdegna di lanciarsi in tecniche sperimentali ma che non dimentica mai la grande tradizione del canto femminile nordico e norvegese (basti pensare al joik sami e al kulning). Bene così quindi, Gåte.
(Indie Recordings, 2023) 1. Hamløypar 2. Ulveham
3. Førnesbrunen
4. Svarteboka (feat. Djerv)5. Skarvane