Terzo full-length per i Pénitence Onirique, band del roster Les Acteurs de l’Ombre, etichetta transalpina che non ha bisogno di presentazioni e che da sempre ha lavorato all’evoluzione del black metal modernizzandolo, attualizzandolo e proponendo interessanti commistioni mantenendo una grande coerenza di fondo. Non si sottrae a ciò il combo francese che, da solide basi di melodic black, va a inserire nella propria proposta elementi e passaggi più moderni.
Nature Morte, appunto terza uscita sulla lunga distanza dei Nostri dopo V.I.T.R.I.O.L del 2016 e Vestige del 2019 (anche questo per Les Acteurs de l’Ombre) si presenta con una bella e originale illustrazione in copertina (della brava artista Aurore Lephiliponnat) che ritrae la sovrapposizione di una passiflora alla corona di spine. Necessario partire dalla copertina in quanto il disco, a livello di contenuti e liriche, prende le mosse dal lavoro dell’antropologo cattolico francese René Girard su desiderio mimetico, concetto di colpa e sacrificio. A livello musicale la proposta del sestetto capitanato dal chitarrista e principale compositore Bellovesos parte da un black metal melodico e orchestrale che ha avuto forse nei Cradle of Filth i massimi esponenti (anche se i Pénitence Onirique evitano di cadere nei barocchismi e nella teatralità che ha caratterizzato, soprattutto, la seconda parte della carriera della band di Ipswich). L’elemento di novità viene forse in maggior parte dal drumming precisissimo di Iendar che non può non richiamare il mostruoso Austin Archey (Lorna Shore) e altri batteristi death/blackcore e che quindi fa aumentare in modo vertiginoso la violenza sonora dei pezzi. Il riffing è prettamente di marca europea (e scandinava) ed è la base da cui il cantante LoGoS si lancia nel suo feroce e bestiale screaming. Venendo alle canzoni dell’album c’è da dire che sono tutte molto simili come struttura e non sempre convince a pieno il crossover tra riff vecchio stampo (godibilissimi, va detto) e la batteria quasi sempre in blast beat, rendendo le composizioni un po’ piatte. Fanno eccezione al tutto la splendida title-track, dove guarda caso i tempi rallentano e la parte melodica rende ai massimi livelli regalando 7 minuti e 28 secondi di puro godimento (siamo ai limiti di quel genere che non ha mai avuto una chiara definizione ma che potrebbe benissimo chiamarsi “extreme progressive”) e la canzone messa in chiusura, “Les Indifferencies”, altro brano dove i tempi sono dilatati e non frenetici come negli altri pezzi (se si esclude l’interludio “Lama Sabachthani” che divide in due parti il disco). È forse proprio questo senso di frenesia, di urgenza, che non fa godere a pieno le capacità compositive (alte, come dimostrato nei due pezzi meno “agitati” menzionati poco sopra) e tecniche (altissime, spicca la sezione ritmica, appunto, dove anche il basso offre soluzioni originali e ricercate seppur in quello che a volte appare lievemente cacofonico). A questo non sfugge nemmeno “Pharmakos”, pezzo che aveva anticipato Nature Morte che, dopo un’introduzione al limite del doom, si lancia in sette minuti sì violentissimi ma che poco aggiungono a quello che abbiamo già sentito negli altri pezzi.
Nature Morte è un lavoro che raggiunge la sufficienza, certamente, ma che sembra essere imprigionato in una gabbia dalla quale i pezzi non riescono a uscire in piena libertà, essendo bloccati da questa, mi permetto, parossistica ricerca della violenza e della velocità a tutti i costi. Tale tendenza ha sfiorato anche altre uscite Les Acteurs de l’Ombre ma in questo caso il mix tra riff che risentono di influenze anni Novanta e le ritmiche a bpm elevatissimi non ha funzionato moltissimo, facendo sì che l’album si faccia ascoltare ma non ri-ascoltare. Mezzo punto in più per l’elevata perizia tecnica dei sei musicisti, per la produzione pressoché perfetta e per quella che è effettivamente una grandiosa perla dalle mille sfaccettature che è la title-track.
(Les Acteurs de l’Ombre Production, 2023)
1. Désir
2. Les Mammonites
3. Nature Morte
4. Lama Sabachthani
5. Je vois Satan tomber comme l’éclair
6. Pharmakos
7. Les Indifferencies