Isenordal: attivi dal 2013 hanno finora dato alle stampe due full length, peraltro diversissimi tra loro; il presente Requiem for Eirênê arriva a undici anni dalla formazione del gruppo, e mira a riassumere quello che è lo stile (o “non-stile”, vedremo perché) del gruppo di Seattle. Prendendo essenzialmente in esame il loro ultimo parto discografico notiamo come in cinque brani per poco più di cinquanta minuti di durata si tocchino, in ordine sparso, funeral doom, (avantgarde) black metal, gothic sinfonico, gothic doom novantiano e neofolk. Una miscela piuttosto complessa, un “non-stile” appunto, che unita ad una durata corposa dei brani (ad eccezione di uno gli altri superano tranquillamente tutti i dieci minuti) rende il presente album un ascolto ostico, in grado sì di dare soddisfazioni ma, ahinoi, solo a tratti.
Ci piacciono molto quando i toni si fanno più pastorali, quando seppur complesse ed articolate le intelaiature lasciano respiro alla musica degli Isenordal, quando cioè le consentono di svilupparsi in aperture di gran pathos e classe, come accade ad esempio nella seconda parte dell’iniziale “A Moment Approaches Eternity”, una parentesi riflessiva ed acustica che si evolve in un black sontuoso e lancinante memore dei primissimi Tristania e dei Solefald: peccato per una prima parte votata interamente al funeral doom che, oggettivamente, non riesce a decollare. Vette elevate di pathos si toccano però con la successiva “Await Me, Ultima Thule”, una canzone dal piglio apocalittico, possente e catartico che ci ha ricordato certe cose dei Dead To A Dying World più riflessivi e dimessi o dei Forlesen: peccato che la canzone si sciupi sul finale, con una fuga black violenta che rovina la bellissima atmosfera che si era creata fino a quel momento, di fatto tranciando il pezzo in due parti che poco hanno da spartire l’una con l’altra. Copione similare anche con la conclusiva “Saturnine Apotheosis”, nella quale il doom dei Nostri aveva trovato una coesione perfetta con le trame melodiche e pensive di metà pezzo, salvo poi, ancora una volta, dilettarsi in una chiusura abbastanza avulsa dal resto del brano.
Shores of Mourning, primo album del 2017, ci era piaciuto e ci aveva colpito per la capacità di unire vari generi mantenendo, nella maggior parte dei casi, un filo conduttore, ma stavolta gli Isenordal non sono riusciti a ripetersi. Salvo alcuni casi Requiem for Eirênê è un disco forzatamente arzigogolato, troppo propenso a riversare in un fiume di musica impetuoso e senza controllo le tante influenze dei Nostri: il risultato è un album che si lascia apprezzare solo a tratti, e che sa di occasione sprecata visto il talento della band. Una direzione maggiormente definita avrebbe giovato sicuramente, peccato.
(Prophecy Productions, 2024)
1. A Moment Approaches Eternity
2. Await Me, Ultima Thule
3. Requiem for Eirênê
4. Epiphanies of Abhorrence and Futility
5. Saturnine Apotheosis6.5