I Jordsjuk sono un trio norvegese all’esordio discografico (escludendo i tre singoli usciti negli ultimi mesi) i cui componenti vengono da lunghe e affermate carriere in gruppi come Trollfest, Koldbrann, Nattverd, Djevel e Nordjevel tra gli altri. Il battesimo a cui sono sottoposti è letteralmente fatto col fuoco grazie a questo furioso EP che si compone di 4 violente canzoni per una durata totale di 12 minuti e che, lo dico con convinzione, si fa apprezzare e non poco. Quindi black metal intransigente, sì canonico e rispettoso dei dogmi ma che, grazie ad una certa attitudine punk & roll e all’ottima produzione, riesce a essere fresco e nuovo.
Pronti via e “Stein til Bryden” parte a razzo con blast beat, tremolo e un urlo ferino del cantante Mannevond. Già ci sono tutte le basi per capire che questi non faranno prigionieri. Colpisce subito la pulizia dei suoni e il giusto mixaggio fra tutti gli strumenti. Sembra chiaro che il riferimento principale dei nostri sia il black anni Novanta di cui Nemesis Divina dei Satyricon è stato uno dei massimi capolavori. I tempi rallentano un po’ con il secondo brano, “Siste Skanse”, e si riesce ad apprezzare così anche il bel basso squillante e rotondo che porta avanti un groove tirato su cui gli accordi distorti di Sagstad ricordano quelli della divinità nera che rispondeva al nome di Euronymous. La successiva title-track non fa che confermare tutto il buono dei primi due pezzi e si fa apprezzare come siano ben inseriti i ritornelli e gli stacchi più complessi. La conclusione spetta a “Viva La Apocalypse” che oltre alla gran bellezza del titolo mostra quell’attitudine sfrontata e punkettona di cui sopra, merito anche del preciso drumming in tupa tupa e doppia cassa di Renton (suo anche il basso nella registrazione del disco).
A questo punto non ci resta che aspettare la prova sulla lunga distanza per queste vecchie volpi della musica estrema scandinava (l’età media dei nostri è sui 40 anni passati) che mostrano mestiere e divertimento nel comporre e suonare. Dodici minuti che bastano per rafforzare l’idea che il black metal (in tutte le sue sfaccettature e sottogeneri, dall’atmosferico al true & raw, al pagan, all’avantgarde, etc.) sia non solo una bestiaccia dura a morire ma, anzi, una creatura vitale e in salute le cui oscure progenie infernali continuano a venir fuori in quantità e tanta tanta qualità. Ben arrivati quindi Jordsjuk e vi preghiamo di non farci stare troppo sulla graticola in attesa di un full-length che non vediamo l’ora di ascoltare.
(Indie Recordings, 2024)
1. Stein til Byrden
2. Siste Skanse
3. Råtner på Rot
4. Viva La Apocalypse