Al settimo disco in studio la californiana Chelsea Wolfe è ormai un nome conosciuto in molti panorami musicali: artista trasversale, ama flirtare con il folk, il gothic rock, la darkwave, il drone, l’elettronica, spesso lambendo territori cari al post-metal più oscuro. Ed è proprio questa oscurità, sangue nero che scorre nelle vene di ogni suo prodotto, a renderla così amata da un pubblico diverso e variegato in quanto a frequentazioni musicali. Sette album dicevamo, e questo She Reaches Out To She Reaches Out To She conferma il suo talento ma non aggiunge niente di nuovo alla storia musicale dell’Artista. In questo caso specifico siamo di fronte a dieci pezzi che lasciano da parte l’aspetto folk cantautorale gettandosi anima e corpo nel trip-hop e nell’industrial (già sperimentate in passato, ma forse mai con così tanta forza). Per chi si nutre di queste sonorità e ha ben in mente i numi tutelari i riferimenti sono presto detti: Nine Inch Nails (sia quelli di fine anni Novanta che gli ultimi con Atticus Ross) e Trent Reznor in generale, PJ Harvey, Tricky, Portishead, Lamb, Everything But The Girl, Massive Attack. Pensate a tutti questi nomi, e qualora non lo siano già incupiteli alla massima potenza, frullateli, uniteli all’approccio vocale della Wolfe e avrete questo disco. Derivativo, confezionato benissimo, che sa intrattenere certo, ma che lascia pochino.
“Whispers In The Echo Chamber” posta in apertura chiarisce subito quanto sopra con la sua pesantezza di marca industrial gotica e orrorifica, piacevolissima sia nella sua matrice più “trip” che in quella più pesante e asfissiante, un gothic che accelera il passo con la successiva “ House Of Self-Undoing” salvo poi rallentare e affogare nel trip-hop più notturno con i successivi due brani, dei quali segnaliamo soprattutto “Tunnel Lights”, oggettivamente dotata di un climax e di un’atmosfera intrigante. E così via, si riparte alternando queste sonorità, unendole, fondendole o separandole, per altre sei canzoni che, in linea di massima, vedono preponderante la componente del trip-hop onirico e gotico, che di fatto delinea quello che potrebbe essere il genere di catalogazione di questo ultimo lavoro di Chelsea Wolfe.
Ci è piaciuto? Sì e no. Oggettivamente è stato fatto un grande sforzo in fase di produzione e di amalgama di sonorità al fine di creare un album che di fatto confermasse l’alone di cantautrice oscura che come a Nutella ci sta bene sempre, sia per i metallari che per gli amanti del folk che per quelli dell’elettronica, a patto che tutti siano inclini alla sua stessa cupezza d’animo. Chiarito ciò è sempre bello perdersi nelle trame oscure e negli abissi notturni della Nostra, ma si comincia a intravedere un po’ il fondo di una botte che si sta iniziando a raschiare. E quando poi il citazionismo non è solo autoreferenziale ma alle volte sfiora la copiatura si può storcere un po’ la bocca e dedicare un po’ meno tempo a questo lavoro per andare a cercare qualcosa di un po’ più originale. Come il suo titolo She Reaches Out To She Reaches Out To She è una spirale che si avvolge stretta stretta attorno alla Wolfe, che inizia dove finisce e viceversa, così ipnotica da essere qualche volta un po’ soporifera. Lavoro fatto benissimo lo ribadiamo (ad avercene di Artiste così prolifiche e di qualità!) ma che non sa sorprendere.
(Loma Vista Recordings, 2024)
1. Whispers In The Echo Chamber
2. House Of Self-Undoing
3. Everything Turns Blue
4. Tunnel Lights
5. The Liminal
6. Eyes Like Nightshade
7. Salt
8. Unseen World
9. Place In The Sun
10. Dusk