Il quintetto tedesco Eden’s Decay prova a dire la sua nel saturo panorama del post-black metal con Innerfeind, un disco sicuramente ben fatto ma lontano dall’essere un lavoro-rivelazione. La prova dei Nostri non si allontana poi molto da quanto fatto da Harakiri for the Sky, Anomalie, King Apathy e compagnia bella, sia nelle soluzioni stilistiche che nelle sonorità; a tratti spuntano fuori anche Todtgelichter, soprattutto quando la band si lancia in cavalcate quasi rock e dallo spiccato taglio melodico.
Indubbiamente questi ragazzi conoscono la materia che vanno a trattare e ciò si capisce sin dal primo brano, “Phobos”, con i suoi dieci minuti animati da continue variazioni tematiche, accelerazioni e rallentamenti, pur tenendo sempre ben presente la componente melodica. Non male anche la conclusiva title-track, sebbene mostri maggiormente il fianco ad una minore coesione tra le parti che la compongono, con improvvisi passaggi di atmosfera alle volte poco comprensibili. In mezzo ai due pezzi citati abbiamo altri tre brani non molto incisivi, che confermano le buone doti della band senza aggiungere però nulla di nuovo a quanto già sentito.
Innerfeind è un disco nella media, che potrà magari interessare gli onnivori di post-black metal, quegli ascoltatori che sono sempre alla ricerca di qualche nuova uscita afferente a questo genere, ma difficilmente saprà lasciare il segno e farsi ascoltare in futuro. Un gruppo valido gli Eden’s Decay, questo è indubbio, ma purtroppo non in grado (ancora) di emergere dal fitto sottobosco del post-black metal.
(Autoproduzione, 2024)
1. Phobos
2. Panik
3. Sturm
4. 6:10
5. Innerfeind