Oud Zeer (letteralmente “vecchia piaga”) è la definizione che nei Paesi Bassi viene utilizzata per definire le memorie di cui faremmo volentieri a meno e che invece ci ritroviamo come sottofondo di quando rivolgiamo il nostro sguardo al passato. Oud Zeer è anche il titolo di questo interessante split delle due band di Utrecht Throwing Bricks e Ontaard, progetto in cui i due gruppi amici e complici provano a elaborare la piaga di cui sopra nel tentativo di reagire al dolore e alla miseria. Lo split si compone di cinque pezzi, due a nome Throwing Bricks, due in carico agli Ontaard e un pezzo, quello centrale, che vede entrambe le band impegnate insieme alla composizione e all’esecuzione.
Le prime due tracce del disco sono quelle dei Throwing Bricks, gruppo già in giro da una decina di anni e la cui traiettoria si è spostata dagli esordi più vicini allo screamo e all’hardcore fino all’attuale sludge/post-metal (ma ad alto carico “core” soprattutto per quel che riguarda l’uso della voce). L’opener “A Selfish Symphony” ha una progressione lenta ma non troppo e melodica fino all’arrivo di scream e distorsione (Isis e Cult of Luna non possono non venire in mente) e colpisce nel segno la densa interazione tra la sezione ritmica e le chitarre, sia nell’introduzione che nella sfuriata black intorno alla metà. La composizione è ben fatta e ugualmente ottimo è l’inserimento dei bellissimi archi che accompagnano il pezzo verso la sua conclusione. “Abandon Me” si muove in territori prossimi al doom (la parte iniziale ha qualcosa che può ricordare gli Anathema dei primi anni Novanta) e la ciliegina sulla torta è la bella voce dell’ospite Kim Hoorweg del duo sludge/garage Vulva che anticipa il movimento finale. I due gruppi, come anticipato, uniscono le forze per il terzo brano, “Blame pt. 1”, un bel dialogo tra gli archi menzionati sopra e la chitarra pulita che crea un’ambientazione polverosa e riflessiva. Gli Ontaard si presentano quindi con “Spiraling On The Kitchen Floor” e si capisce subito che si ha tra le mani qualcosa di strano. Un riff che starebbe bene in un disco di black-gaze viene accompagnato da una base ritmica quasi indie rock; a seguire il pezzo si fa arrembante grazie anche alla voce femminile e all’andamento post-metal. Viene alla mente una certa Julie Christmas (e molte sue esperienze e collaborazioni) anche per la grande capacità interpretativa della cantante Shira van der Wouden. L’ultimo brano è “Blame pt. 2”, pezzo di otto minuti che si apre con chitarra e voce che creano un’atmosfera intimista. Qua l’ospite è Clasine Haringsma del progetto Immen che si alterna al canto con il sofferto growl di Shira. Musicalmente ci muoviamo nuovamente sul confine tra il post-metal e il rock e per quanto il tutto possa sembrare strano c’è qualcosa che effettivamente attira e intriga.
Our Zeed ha molti pregi, a partire dal concetto che vede due band vicine e amiche confrontarsi su tematiche importanti e con le quali chiunque ha avuto, ha o avrà a che fare. I gusti personali mi fanno propendere per i Throwing Bricks, forse anche perché si muovono su territori conosciuti ed esplorati. A sorprendere realmente però sono gli Ontaard grazie al loro approccio bastardo con il quale si approcciano ai pezzi, creando così degli oggetti sonori che giocano spesso sull’attrarre e sul respingere l’ascoltatore portandolo fuori dalla propria comfort zone (cosa sempre e comunque meritoria). Split, pertanto, che merita attenzione e che ci permette di conoscere due progetti diversi per stile ma altamente interessanti e che speriamo di risentire con qualcosa di nuovo a brevissimo giro.
(Tartarus Records, 2024)
1. Throwing Bricks – A Selfish Symphony
2. Throwing Bricks – Abandon Me (feat. Vulva)
3. Blame pt. 1
4. Ontaard – Spiraling On The Kitchen Floor
5. Ontaard – Blame pt 2 (feat. Immen)